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Le risposte dell’Ue ai cambiamenti climatici

Un documento che oltre a fare il punto della situzione e ai processi che hanno portato alla situazione odierna, getta uno sguardo alle attuali iniziative e a quelle future in ordine agli intenti delle UE per contrastare i cambiamenti climatici

L’altro giorno l’Unione europea ha divulgato un documento che presenta sia l’analisi del cambiamento del clima che il punto su quello che nei vari paesi dell’Unione si è fatto per rispettare le direttive a suo tempo emanate. E’ una panoramica completa ed esaustiva che permette di renderci conto come il ritardo rispetto anche agli impegni di Kyoto sia generale, sia pure con qualche eccezione. La funzione di un documento come questo, alla vigilia della Conferenza Mondiale di Bali, è ovviamente quello di spingere gli stati membri ad attuare quelle politiche con investimenti, ricerca e legislazioni che favoriscano al massimo il ricorso alle energie ad fonti rinnovabili.
Qui di seguito vi riassumiamo i punti più significativi dei capitoli più importanti contenuti in questo studio, che, come vi indichiamo alla fine del testo, potrete, se volete, consultare nella più corposa ed esaustiva versione originale.

*La situazione*

Il mondo diviene rapidamente più caldo e c’è un ampio consenso tra gli scienziati che si occupano del clima che questo deriva principalmente dai gas di serra emessi dalle attività umane, prima tra tutte l’utilizzo di combustibili fossili e l’inarrestabile disboscamento. E inoltre questi gas nocivi rimangono nell’atmosfera molti per decenni provocando un riscaldamento dell’atmosfera e provocando il già citato effetto serra.
Questo ha causato già dannosi cambiamenti ed altri che si verificheranno in futuro in maniera sempre più grave, a meno che azioni urgenti non siano adottate per ridurre le emissioni. Questo Fourth Assessment Report dell’_UN Intergovernmental Panel su Climate Ch’ange_ (IPCC), che rappresenta il più autorevole e più aggiornato documento scientifico globale su cambiamento di clima e conclude che il riscaldamento del clima globale è “inequivocabile” e accelera.
La temperatura media globale dal 1850 sale di 0.76°C l’anno, ma nell’Europa questo fenomeno è più veloce della media, quasi 1°C. E da allora, nei 12 anni passati (1995-2006), si sono registrati gli 11 anni più caldi. Allo stesso tempo il livello di mare è aumentato a 31 cm nel periodo 1993-2003. L’analisi dell’IPCC prevede che le temperature e i livelli di mare continueranno a salire senza misure per limitare le emissioni di gas di serra.
La valutazione più ottimistica è un aumento di temperatura nel corso del XXI secolo tra 1.8° e 4.0°C, ma in uno scenario peggiore si potrebbero raggiungere i 6.4°C. In termini storici, questi sono cambiamenti enormemente rapidi. La nostra civiltà non è mai stata di fronte a un tale cambiamento a clima. Anche la stima più contenuta dell’IPCC porterebbe la temperatura mondiale a crescere di più di 2ºC, con cambiamenti irreversibili e potenzialmente catastrofici. In questo secolo è prevista un ulteriore innalzamento del livello medio del mare, tra 18 e 59 mm. Tuttavia, questa forbice può essere stimata per difetto, dato che le proiezioni non includono gli effetti dello scioglimento dei ghiacci.
Conseguenze? Fusione estesa di neve e ghiaccio, inverni ed estati più più lunghi e livelo del mare in crescita e quindi eccessiva presenza di acqua in primavera su molti fiumi, mancanza crescente di neve e un cambiamento nelle gamme specie vegetali e animali. Sono stati anche costatati effetti sull’’uomo con maggiori tassi di mortalità aumentati in Europa e in Asia. Lo scioglimento del permafrost artico, che rilascerebbe le quantità enormi di gas di metano nell’atmosfera e la fusione estesa del ghiaccio in Groenlandia e nei paese dell’antartico occidentale, che causerebbe l’aumento del livello di mare per molti metri a lungo termine Per tutto questo l’UE ha posto come obiettivo un’azione globale per contenere l’aumento di temperatura sotto il limite 2°C.
Ci si aspetta dunque che gli impatti di cambiamento di clima diventino progressivamente più gravi man mano che le temperature diverranno sempre più alte. Ecco cosa potrebbe accadere:
• Disastri naturali, tempeste, inondazioni, siccità e ondate di calore diventeranno più frequenti, più estesi e più intensi, causando le morti umane e danni e problemi economici. È probabile che i cicloni tropicali diventeranno più intensi e che le aree interessate dalla siccità aumenteranno. Sono previste per 2080 molti milioni di vittime a causa delle inondazioni per l’innalzamento del livello del mare.
• Le piogge condizioneranno le risorse di acqua anche potabile, ma anche sull’agricoltura. Aumentando le precipitazioni alle alte latitudini e nei tropici e contemporaneamente a diminuire nella maggior parte delle regioni sub-tropicali. Con la conseguenze che oltre 3 miliardi di persone soffriranno di scarsità di acqua. La produzione agricola in molti paesi africani diminuirà: dal 2020 i prodotti agricoli potrebbero arrivare in alcuni paesi ad un -50%, inasprendo così la già diffusa denutrizione.
• Le stagioni calde aumenteranno nella maggior parte delle regioni di media latitudine con crescente di siccità e degradazione del terreno. Questo sarà particolarmente grave per aree dove desertificazione e siccità sono già gravi. I paesi in via di sviluppo subiranno maggiormente queste conseguenze e le malattie tropicali potranno contaminare un maggior numero di esseri umani.
• Tra l’altro è probabile che circa il 20-30% di specie vegetali e animali sia a rischio più di estinzione se si verificasse un aumento medio della temperatura globale di 2-3°C.
Le regioni destinate a essere fortemente interessate a queste conseguenze saranno:
• L’artico, dove le temperature medie sono aumentate a quasi due volte il tasso medio globale nei 100 anni passati.
• L’Africa, a causa delle siccità, delle riduzioni di raccolti e della scarsa capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici.
• Le zone di delta fluviali asiatici e africani, a causa delle loro concentrazione di popolazioni e delle piene dei fiumi e delle e delle conseguenti inondazioni.
• Isole piccole, dove persone e infrastrutture sono ad molto esposte all’erosione costiera e riduzione delle risorse d’acqua.

*Cosa succederà in Europa?*

L’IPCC si aspetta quasi che tutte le regioni europee saranno toccate negativamente e che i futuri cambiamenti di clima porranno problemi in tutti i settori economici. Secondo le nuove proiezioni IPCC, la temperatura in Europa potrebbe salire ulteriormente tra i 4-7°C in questo secolo in assenza di consistenti riduzioni di emissioni dei gas di serra. Anche per il nostro continente rischi di inondazioni costiere sempre più frequenti, per aumento dell’erosione del livello delle acque che salgono. In montagna si ridurrà la superficie coperta da neve e da ghiacciai, ed estinzioni di vita animale e vegetale – in alcuni casi fino al 60%. In Europa meridionale, il cambiamento di clima vedrà l’innalzamento delle temperature e maggiore siccità. Meno disponibilità di acqua, in estate e raccolti ridotti. Rischi anche sul piano sanitario a causa di ondate di calore. In Europa centrale e orientale, le precipitazione estive andranno diminuendo, causando problemi per l’approvvigionamento idrico. In Europa settentrionale, il cambiamento di clima potrebbe portare effetti di varia natura, alcuni vantaggi, come minor bisogno di riscaldamento, produzione agricola aumentati e incremento del patrimonio boschivo Tuttavia, dato che il perdurare del cambiamento di clima porterebbe prima o poi effetti negativi, come quelli illustrati per il resto delle regioni europee.

*Quali azioni intraprende l’UE per combattere il cambiamento climatico?*

L’UE ha sostenuto a lungo iniziative internazionali per favorire il cambiamento di clima per evitare il raggiungimento di livelli pericolosi: questa è una priorità strategica per gli Stati membri combattendo il cambiamento di clima con il 6° programma “Environmental Action” degli impegni presi con l’EU Sustainable Development Strategy. La necessità di ridurre emissioni è stata integrata progressivamente con effetti in settori diversi come l’agricoltura, l’energia, la politica regionale e la ricerca.

*Programma europeo di cambiamento di clima*

Centrale in questo lavoro è il “Climate Change Programme Europeo” (ECCP), lanciato nel 2000. Sotto questo ombrello, le Commissioni, gli Stati e i membri hanno stabilito che una politica di rigorose e misure riducesse emissioni e conseguenze esaminando le misure da adottare e quelle da migliorare. A tale proposito l’ECCP ha sviluppato una gamma di politiche e misure per tagliare le emissioni, tra cui iniziative legislative per promuovere sorgenti rinnovabili di energia per produrre elettricità, migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e limitare le emissioni industriali, domestiche e dei trasporti. La più importante misura è stata l’EU “Emissions Trading System” (EU ETS), lanciata nel 2005, che limita le emissioni di CO2. Mentre la prima fase dell’ECCP è stata focalizzata sul rispetto degli obiettivi di emissione stabilite nel protocollo di Kyoto, per il 2008-2012, un secondo ECCP è stato lanciato in ottobre 2005 per verificare che ulteriori misure vantaggiose riducano emissioni e dal 2012 sviluppino strategie per combattere il climate change.

*Nuova politica energetica per l’Europa*

Nel gennaio 2007 la Commissione ha proposto un pacchetto integrato di misure per stabilire una nuova politica energetica per l’Europa per continuare sulla politica di far divenire l’Europa una regione ad economia “low-carbon”. Il pacchetto si propone obiettivi ambiziosi per le emissioni di gas di serra e per l’uso dell’energia da fonti rinnovabili per il 2020. Sulle emissioni, l’UE propone che i paesi sviluppati, con un nuovo accordo globale, si impegnino in un cambiamento per ridurre le loro emissioni collettive del 30% nel 2020. Durante le prossime settimane che la Commissione presenterà proposte legislative in merito alle emissioni, nuovi obiettivi sulle rinnovabili, sui biocarburanti e sulla promozione del “carbon-capture” oltre ad un ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 per le nuove automobili.

*Quali sono le priorità dell’UE per la conferenza di clima Bali?*

Come è già noto, la priorità dell’UE è assicurare che sia raggiunto a Bali il consenso per lanciare negoziati UN su un accordo globale e completo sul cambiamento del clima a patire dal il 2012. Una scadenza 2009 dovrebbe essere messa per completare i negoziati cosicché l’accordo potrà essere approvato e realizzato in tempo perché entri in vigore prima della fine del 2012, quando terminerà il primo periodo di impegno del protocollo Kyoto. Per ottenere questo, l’UE vuole che la conferenza definisca un “Bali Roadmap” esponendo i contenuti principali dell’accordo futuro su cui i prossimi negoziati dovrebbero concentrarsi.
Oltre alle decisioni sul futuro, l’UE premerà per un accordo dell’Adaptation Fund del protocollo Kyoto, in modo che i progetti per aiutare paesi più vulnerabili possano essere realizzati il più presto possibile. Questo fondo potrebbe ammontare a più di 350 milioni di euro da investire tra il 2008 e il 2012.

_Per leggere il documento in versione integrale_ “cliccate qui”:https://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEMO/06/406&format=H

_Per maggiori informazioni su queste tematiche_

https://www.europa.eu.int/comm/environment/climat/home_en.htmhttps://unfccc.int.

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