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Le ONG stilano il proprio ‘Trattato sul Clima per Copenhagen’

(Rinnovabili.it) – Se le nazioni negoziatrici rendono ancora dubbio un accordo globale sul clima che sostituisca il protocollo di Kyoto, le Organizzazioni internazionali procedono spedite verso Copenaghen ed in occasione dell’incontro di oggi presso l’Onu sul clima che anticipa i lavori del Palazzo di Vetro, Greenpeace, WWF e altre associazioni hanno presentato il proprio “Trattato sul Clima”, un vero e proprio testo legislativo che descrive il percorso che il mondo dovrebbe avviare per evitare cambiamenti climatici catastrofici. E al tempo stesso un documento di sprone per i negoziatori di 192 paesi a cui oggi è stato distribuito. Il “Copenhagen Climate Treaty” è il risultato del lavoro di un anno delle principali associazioni mondiali che si occupano delle politiche climatiche, tra cui anche la IndyACT – la Lega degli Attivisti Indipendenti, Germanwatch, la David Suzuki Foundation ed il Centro Nazionale Ecologico dell’Ucraina. Il documento evidenzia gli elementi chiave necessari per concludere un accordo globale equo e ambizioso, in grado di mantenere gli impatti dei cambiamenti climatici al di sotto dei livelli di rischio inaccettabili identificati dalla maggior parte degli scienziati e riconoscendo dunque che l’incremento delle temperature globali deve mantenersi al di sotto dei 2 gradi centigradi.
Nel dettaglio il trattato stabilisce che:
* Le emissioni globali di carbonio per il 2020 da tutte le fonti di gas serra non dovrebbero superare 36.1 Gt CO2e (equivalenti), portando le emissioni al di sotto dei livelli del 1990 ed entro il 2050 dovrebbe essere ridotto fino a 7.2 Gt CO2e, in altre parole dell’80% al di sotto dei livelli del 1990.
* La proposta di una nuova istituzione – la Copenhagen Climate Facility – per gestire i processi per il taglio delle emissioni, l’adattamento e la protezione forestale secondo il nuovo trattato globale.
* La ricetta per un piano di azioni a lungo termine sia per i paesi sviluppati (Zero Carbon Action Plans, ZCAPs) che per quelli in via di sviluppo (Low Carbon Action Plans, LCAPs).
* Obiettivi vincolanti per i Paesi di più recente sviluppo (NICs) – come Singapore, Corea del Sud e Arabia Saudita – in linea con il principio della Convenzione di stabilire responsabilità e capacità comuni ma differenziate.

Condizioni necessarie e vincolanti:
* I Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnino a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990.
* I Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnino a fornire risorse finanziarie addizionali ai Paesi in Via di Sviluppo pari ad almeno 150 miliardi di dollari all’anno (fino al 2020) per supportare la transizione verso un sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, per fermare la distruzione delle foreste tropicali e per misure di adattamento agli inevitabili impatti del cambiamento climatico.
* I Paesi in Via di Sviluppo si impegnino a ridurre la crescita delle proprie emissioni del 15-30% al 2020 rispetto a uno scenario “business-as-usual”.
* Soluzioni pericolose, come ad esempio l’energia nucleare, non rientrino tra le opzioni finanziabili all’interno del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni.
* La deforestazione (e le emissioni ad essa associate) sia fermata in tutti i Paesi in Via di Sviluppo al più tardi entro il 2020. L’obiettivo “Deforestazione ZERO” deve essere raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia.

Un testo affinato del trattato è attualmente in preparazione per essere presentato nel corso delle prossime sessioni negoziali, prima dell’appuntamento clou per il Summit di Copenaghen a dicembre.

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