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La UE fissa i limiti di CO2 per centrali termoelettriche

Dal 2015 sarà proibita la realizzazione di centrali termolettriche con emissioni di CO2 superiori ai 500 gr per KWh, da raggiungere anche grazie all'uso del Carbon Capture and Storage

Le grandi centrali di produzione elettrica costruite a partire dal 2015 dovranno essere equipaggiate da meccanismi o tecnologie per la cattura e lo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo, come contenuto nella relazione di Chris Davies. Questo significa che la commissione conferma la sua scelta per tale processo, tanto da renderlo obbligatorio per nuove centrali che utilizzano carburanti fossili. Tramite una nuova disposizione, la commissione ha quindi deciso che dal 2015 non si potranno più realizzare centrali termoelettriche che emettano più di 500 grammi di CO2 per kilowattora. Ciò metterà in pratica fuori legge le centrali a carbone, salvo che non si avvalgano della tecnologia CCS. La Commissione Ambiente dell’ europarlamento, ipotizza così di poter concretamente diminuire le emissioni, fino a un massimo del 55% entro il 2100.
La commissione ha poi anche ipotizzato che questo settore possa rientrare nel sistema di scambio, con uno ”stanziamento” di 500 milioni di quote di emissione da assegnare a progetti di stoccaggio realizzati in Europa o paesi terzi. Il valore attribuibile a questo meccanismo di sostegno è condizionato dal prezzo della CO2 quando sarà catturata e conservata nel sottosuolo, ma, per il relatore, potrebbe raggiungere oltre 10 milioni di euro. Un investimento così importante che potrebbe finanziare i 12 progetti pilota.
Il primo impianto, che è di circa 30 MW e capace di stoccare 60.000 t di biossido di carbonio ad una profondità di oltre 600 metri nel corso dei prossimi due anni sarà pronto al via: si chiama CO2sink. Si tratta di una specie di centrale che produce energia e immagazzina le emissioni. Parliamo di nove tonnellate l’ora, che dopo averle compresse rispetto al volume originario, vengono stoccate sotto terra, all’interno di rocce porose. “CO2sink” vale 35 milioni di euro ed è sostenuto dalla Commissione europea, dal governo tedesco oltre a imprese private e da altre 8 nazioni europee insieme per un totale di 18 partner provenienti da 9 paesi di tutto il mondo tra cui anche l’Italia.