Utilizzare reazioni chimiche per catturare e reimpiegare la CO2 presente in atmosfera. Il procedimento alternativo allo stoccaggio dell'andiride carbonica lo sta studiando un gruppo di ricercatori dell'Università di Cadice
(Rinnovabili.it) – Un gruppo di ricerca dell’ “Università di Cadice”:https://www.uca.es/es/ sta studiando un metodo di rimozione della CO2 nato dall’imitazione di processi che avvengono normalmente in natura attraverso reazioni di carbonatazione naturale.
I ricercatori sono partiti da un assunto: “Nella reazioni chimiche alcuni minerali, come i silicati, reagiscono a contatto con altri gas, come fossero dei carbonati, ossia come minerali inerti” ha riferito Alberto Santos Santos “Però per applicare il progetto ad un livello industriale è importante tenere conto che nel processo naturale la velocità di reazione è molto lenta”.
Diversi studi hanno però dimostrato che se il minerale viene triturato e sottoposto a pressioni elevate e ad alte temperature la velocità di reazione aumenta notevolmente. Tuttavia, in natura “se un silicato di calcio naturale o sintetico (in questo caso si riescono ad ottenere particelle ancora più piccole) viene incapsulato in una matrice di silice porosa con un’elevata superficie specifica, si ottiene egualmente un risultato eccellente nei valori della velocità di reazione e, all’interno della matrice, il calcio sarà a disposizione per creare una reazione con la CO2 ottenendo carbonato”.
Santos insiste sul fatto che “questi studi suggeriscono un modo per rimuovere la CO2 direttamente, mentre le altre alternative si basano sull’idea che se una fabbrica o un centro industriale provoca una emissione di gas, comprese le emissioni di CO2, la prima tappa importante processo è la separazione del gas dal resto. Una volta separato e catturato il gas, il passo successivo consisterebbe nella conservazione, e ci sono diversi modi per ottenerla: uno di questi è l’utilizzare i depositi di petrolio o di gas che si trovano in natura e che sono vuoti. Questi spazi sono riempiti di nuovo con emissioni di CO2 catturato, e che quindi non possono essere emessi in atmosfera. Lo svantaggio di questo approccio è che non stiamo eliminando niente, stiamo solo _nascondendo la sporcizia sotto il tappeto_. I gas sono emessi, la CO2 è separata, ma non eliminati bensì memorizzati, per cui è ancora presente, quindi c’è sempre il rischio che possa tornare al clima e in questo caso, non come consegnati in un flusso di gas, ma come puro.”
Attualmente la facoltà di Scienze Ambientali e Marine sta lavorando per raggiungere un risultato applicabile a larga scala che possa eliminare la CO2 dall’aria, comprese le emissioni provenienti dal settore trasporti.
Per far ciò si utilizza un minerale come la _portlandite_ (idrossido di calcio) un prodotto di scarto con un alto contenuto di calcio e emesso da numerose industrie, tra cui la manifatturiera, ma anche dalla produzione di acetilene, nell’industria della carta e altre. Questo residuo ha tutte le carte in regola per reagire in maniera ottimale con l’anidride carbonica rendendolo idoneo all’eliminazione dell’anidride carbonica dall’atmosfera.
“Nel caso di silicato di calcio, la reazione di eliminazione della CO2 provoca la formazione di un sottoprodotto, carbonato e silice, è la materia prima nella produzione del cemento”, afferma il Prof. Santos . Si ottiene quindi un prodotto con applicazioni industriali, risultati che hanno portato i ricercatori dell’Università di Cadice a collaborare strettamente con la società Inabensa nella ricerca “del miglior bilancio energetico ed economico possibile”.