(Rinnovabili.it) – Estonia, Germania e Regno Unito: i circa 1,36 milioni di crediti di carbonio rubati nei giorni scorsi al registro della Repubblica Ceca sono stati finalmente rintracciati e ritrovati in questi tre paesi e l’ex nazione del blocco sovietico si è affettata a chiedere aiuto all’Unione Europea per far ‘rientrare a casa’ i permessi in questione. C’è comunque da dire che la Commissione Europea aveva già provveduto a sospendere tutti i trenta registri partecipanti al mercato Ets (Emissions Trading System) comunitario. La chiusura era stata richiesta a gran voce da Blackstone Global Ventures, la compagnia di Brno che aveva annunciato la perdita di ben 475mila permessi, mentre quelli rubati a Cez As ammontavano a circa 700mila unità. Le autorità di Praga rimangono però piuttosto preoccupate e agitate per l’accaduto; come ha precisato Jiri Stastny, direttore di Ote, la società che supervisiona il database in questione per conto del paese: “Se non si trova subito un modo per congelare i permessi, i problemi non verranno risolti. Il nostro impegno è quello di cooperare col resto della Comunità, ma abbiamo bisogno di un forte sostegno da parte della Commissione”.
Per Stastny “Non ci sono regole a livello europeo su come procedere in caso di un attacco di questo tipo. Sono sicuro che nel minuto esatto in cui verranno riaperti i registri, i permessi rubati finiranno sul mercato, complicandoci la vita e quella della polizia”.
Sono circa due milioni i permessi che potrebbero essersi volatilizzati a causa degli attacchi dei pirati informatici, un problema che ha riguardato anche la Grecia e l’Austria lo scorso mese, e che mette in luce una lacuna piuttosto grave nel sistema regolatorio. Una delle soluzioni possibili è quella ipotizzata da Barclays, istituto di credito britannico, il quale ha suggerito un accesso limitato per emittenti e società all’interno del mercato europeo delle emissioni, in modo da renderlo ancora più sicuro.