(Rinnovabili.it) – Nelle ‘green practies’ domestiche il compostaggio sta prendendo lentamente piede, vuoi per una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, vuoi, in certi casi, per regolamenti comunali che impongono una differenziata a livello condominiale. Importante soluzione per ridurre in modo significativo peso e volume dei rifiuti solidi urbani, il compost domestico non è altro che il risultato della decomposizione e umificazione di un misto di materie organiche, come scarti di cucina o i rifiuti del giardinaggio. Almeno fino ad oggi.
Sì perché un domani, grazie all’impegno dell’Imperial College di Londra, nel mix del compostaggio accanto ai rifiuti umidi potrebbero finire anche gli imballaggi alimentari o la plastica mono-uso, a patto che per realizzarla venisse impiegato il polimero a base di zucchero creato dagli scienziati dell’Ateneo.
In questo caso tuttavia i polisaccaridi provengono dalla biomassa ligneo-cellulosica, dunque da una fonte non in competizione con il settore alimentare, a differenza, ad esempio, da quanto accade con la bioplastica sul mercato, ottenuta dal mais o dalla barbabietola.
“Affinché la plastica si dimostrasse utile doveva essere prodotta in grandi volumi, il che ha rappresentato una notevole sfida tecnica. Ci sono voluti tre anni e mezzo anno, ma alla fine abbiamo ottenuto un rendimento di circa l’80% attraverso un processo a un basso consumo energetico e idrico”, spiega Charlotte Williams Williams, a capo del gruppo di ricerca.
Il nome chimico per il polimero compostabile è decisamente complesso e da pronunciare a più respiri per i non esperti in materia (acido acetico-5-acetossi-6-osso-tetraidro-piran-2-il-estere metilico), ma al contrario della nomenclatura il suo processo di decomposizione è semplice in quanto gli zuccheri ricchi in ossigeno presenti permettono alla plastica di assorbire facilmente l’acqua e degradarsi a temperatura ambiente in sotto prodotti innocui. La vasta gamma di proprietà del nuovo polimero a detta degli scienziati apre la porta ad una serie di applicazioni anche diverse dalle confezioni biodegradabili, a partire da applicazioni mediche specializzate nella rigenerazione dei tessuti o nel rilascio sottocutaneo in modo controllato dei farmaci.