Si è da poco conclusa in Liguria un’esperienza pilota coordinata dal Centro Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola (CeRSAA) e cofinanziata dall’Unione Europea; “LIFE04 ENV/IT/463 Biodegradable materials for sustainable agriculture and tourism” è il suo nome, ma è comunemente conosciuta come “Progetto BIOMASS”. L’iniziativa, di durata triennale (ottobre 2004 – ottobre 2007) ha coinvolto due settori economici tipici del territorio ligure (ma anche dell’intera penisola) e cruciali per la tutela dell’ambiente: il turismo e l’agricoltura. Partner fondamentale del progetto l’italianissima Novamont Spa, azienda con sede a Novara e stabilimenti produttivi a Terni, che ha ideato e sperimentato il proprio prodotto denominato “Mater-Bi”, plastica al 100% biodegradabile e compostabile. Il materiale è tecnicamente definito come un “amido termoplastico”, ottenuto quindi a partire da amido con eventuale aggiunta di cellulosa; il risultato che si ottiene dopo le opportune lavorazioni è un materiale flessibile ma resistente al tempo stesso, e soprattutto completamente biodegradabile.
La sperimentazione nel settore turistico ha riguardato l’utilizzo di stoviglie ecologiche in sostituzione delle comuni stoviglie in polistirolo e polietilene. La popolazione della Liguria quintuplica ad ogni avvento dell’estate; e con essa i rifiuti, costituiti al 90% da plastica (prevalentemente piatti, posate e bicchieri) la quale rappresenta quindi uno dei maggiori fattori impattanti sull’ambiente. Il CeRSAA ha fornito ad una sessantina di stabilimenti balneari della riviera 270mila kit completi in Mater-Bi per la ristorazione. Le stoviglie biodegradabili sono inoltre state utilizzate nelle sagre della zona, intercettando così circa 1/3 del flusso turistico della provincia di Savona, pari a 200mila persone. L’iniziativa ha coinvolto anche le mense scolastiche, specificatamente quelle di Celle Ligure e di altri comuni costieri e dell’entroterra. Parallelamente una serie di incontri divulgativi ha permesso a oltre 500 studenti di conoscere ed approfondire il ciclo di produzione del Mater-Bi ed il processo di compostaggio. Attraverso questa azione si stima che siano state risparmiate circa 9 tonnellate di rifiuti in discarica, per un equivalente di 2,25 tonnellate in meno di anidride carbonica emessa in atmosfera, a cui si aggiunge l’enorme vantaggio derivante dall’assenza di materiale plastico nell’ambiente.
L’intervento nel settore agricolo e florovivaistico ha riguardato prevalentemente due prodotti: i vasi per piante ornamentali e i teli da pacciamatura, utili a contenere le erbe infestanti o per anticipare la produzione delle colture nei periodi meno favorevoli dell’anno. Nell’ambito del progetto BIOMASS sono stati messi in produzione e distribuiti circa 130mila vasi in Mater-Bi, completamente compostabili. Basta considerare che i vivai della sola Albenga producono ogni anno 120 milioni di piante in vaso e ne esportano il 90% verso il nord Europa; se il vaso è di plastica tradizionale (polipropilene), ciò equivale ad esportare in quei paesi 6.500 tonnellate di rifiuti non biodegradabili, molto sgraditi, ed in alcuni Paesi, come Svizzera e Danimarca, addirittura proibiti dalla normativa nazionale. Ancora maggiore il successo riscosso dal film biodegradabile utilizzato in agricoltura per eseguire la cosiddetta pacciamatura; la competitività del prodotto in termini economici ha permesso di convertire più di 10 ettari di terreno, il doppio di quanto era stato previsto inizialmente. Il tradizionale telo in polietilene deve essere rimosso dal terreno e smaltito a parte (è considerato infatti rifiuto pericoloso a causa della presenza di residui di fertilizzanti e fitofarmaci) arrivando ad un costo per ettaro di 890 euro. Con l’innovativo telo, invece, a fronte di un costo che va dai 700 ai 900 euro per ettaro, a fine coltura è sufficiente una semplice fresatura, in quanto il materiale di cui è composto si degrada completamente da solo in breve tempo, svolgendo anche un’azione ammendante. Un ulteriore vantaggio per l’ambiente è il basso spessore del film, 15 µm anziché 40 µm dei teli in plastica tradizionale, che permette di ridurre il volume di materiale prodotto mantenendo comunque le prestazioni del film. Si arriva così al notevole risultato di 10 tonnellate in meno di rifiuti non biodegradabili e non compostabili. Il risultato appare immediatamente replicabile su scala più ampia; se immaginiamo di estendere l’utilizzo di questa tipologia di telo a due delle colture tipicamente italiane, quali lattuga e pomodoro, ne viene fuori un risparmio di circa 32.400 tonnellate di plastica, pari a circa 36.000 metri cubi di materiale prodotto da fonte fossile e dannoso per il ciclo ecosistemico del pianeta.