Si è tenuta a Caivano la prima semina sperimentale di canapa. Presenti all'evento istituzioni, ricercatori e imprenditori
Si è tenuta recentemente, nell’azienda Futuragricola 2000 srl di Francesco Mugione, a Caivano, la prima semina di due ettari di canapa a livello sperimentale, gettando così le basi per un’effettiva reintroduzione di una coltura che si è dimostrata benefica per l’ambiente e in grado di contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio. Michele Castaldo, referente per le regioni Campania e Calabria di Assocanapa, il coordinamento nazionale per la Canapicoltura, sta portando avanti questo progetto con dedizione, col fine ultimo di creare un nuovo rapporto tra agricoltura e industria, rilanciando la nostra regione. “ Questa prima semina – ha aggiunto Castaldo – è una sorta di rito iniziatico per questo paese. E’ l’inizio di un nuovo corso che porta con sé da un lato, ricordi e passioni mai dimenticate, dall’altro una vocazione moderna di un paese che cerca di stare al passo coi tempi”.
Castaldo non è l’unico a scommettere sulla canapa: molti fra ricercatori, imprenditori e istituzioni hanno presenziato all’evento, testimoniando il loro interesse.
Pippo Papaccioli, sindaco di Caivano, ha ricordato l’importanza che la coltura della canapa ha avuto per la cittadina caivanese nel passato, invocando un binomio tra tradizione e innovazione di cui la prima semina rappresenta il primo passo effettivo; “l’amministrazione comunale non poteva non sposare una tale iniziativa – ha commentato – tenendo conto della funzione di depurazione naturale che la canapa mette in atto, delle tante applicazioni che da questa possono scaturire, nonché della possibilità di rappresentare una risorsa produttiva e, di conseguenza, occupazionale”.
Da una prospettiva prettamente tecnica è intervenuto l’ingegnere Mario Malinconico dell’Istituto di chimica e tecnologie dei polimeri del Cnr di Pozzuoli, il quale ha sottolineato la competitività della canapa rispetto a tanti prodotti a fibre naturali che da anni si stanno studiando, per incorporarla all’interno di materiali per utilizzi alternativi rispetto a quelli classici, come il ramo tessile. Per i ricercatori, la canapa, in quanto fibra leggera e ad altissima tenacità, si presta molto bene alla realizzazione di pannelli fono-assorbenti, termo-assorbenti, miscelati con resine ecologiche in modo da mantenere il vantaggio ambientale di questo prezioso prodotto. “Ciò che interessa – ha spiegato l’ingegnere – non è solo la canapa in quanto fibra primaria, ma anche i residui della lavorazione della stessa come il presidio della pettinatura, il canapulo, e tutto ciò che è scarto che, combinato con materiali di scarto di altre filiere agro-alimentari, può essere usato per realizzare contenitori, film e vaschette, i quali, a loro volta, possono essere re-immessi nella filiera agro-alimentare o in filiere diverse, come quella dell’imballaggio. Ancora, il fatto di essere una coltura autoctona aiuterebbe l’agricoltura campana a riscoprire una sua antica vocazione, molto spessa frustrata dall’importazione di prodotti, dall’altra parte aiuterebbe a ridurre l’impatto ambientale dei materiali, sostituendo, per esempio, i contenitori in polistirene espanso, che hanno una filiera di smaltimento estremamente complicata. Tutto ciò ben si accoderebbe ad un orientamento legislativo che, a partire dal 2010, vieterà l’uso di sacchetti di plastica”.
La dottoressa Barbara Immirzi, anche lei ricercatrice del Cnr di Pozzuoli ha ribadito l’importanza di un impianto per la creazione di una nuova coltivazione della canapa in Campania, dal momento che la ricerca oggigiorno è interessata a valorizzare tutto ciò che è scarto, tutto ciò che si può recuperare dalla natura, per restituirlo poi ad essa sotto un’altra forma.
Sul valore e la versatilità della canapa, sia dal punto di vista agronomico che delle applicazioni industriali, si è espresso anche il Presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo, il quale ha anche aggiunto: “a noi di Legambiente preme sottolineare l’importanza del fatto che il tentativo di far ripartire la filiera di questa pianta, tanto preziosa quanto ingiustamente dimenticata, avvenga in Campania. E’ l’ennesimo segnale dell’esistenza di una rete fatta da imprenditori, ricercatori, amministratori e forze della società civile, consapevole che il recupero dei saperi tradizionali in agricoltura, coniugato con l’innovazione scientifica e tecnologica, possa rappresentare una delle migliori soluzioni alla crisi di un territorio che non è solo economica, ma anche sociale ed ambientale”.
Un’altra interessante manifestazione d’interesse è venuta dal dipartimento di ingegneria strutturale dell’Università degli studi di Napoli Federico II, nella persona dell’ingegnere Domenico Asprone: “la ricerca sta verificando la possibilità concreta di sostituire la fibra di canapa alle fibre attualmente utilizzate (vetro, carbonio), per le buone proprietà meccaniche che essa sta mostrando”, ha spiegato l’ingegnere. “Il suo utilizzo, inoltre, sembra vantaggioso anche da un punto di vista economico e per il basso impatto ambientale ed energetico in fase di produzione e smaltimento. E’ importante sottolineare la sostenibilità “sociale” che comporta l’applicazione di rinforzi di questo tipo – ha continuato Asprone – unita, allo stesso tempo, ad una sostenibilità economica e ambientale. La ricerca, pertanto, vuole e deve investire in questo settore, creando anche una filiera corta, dal momento che la canapa, storicamente prodotta in Italia, creerebbe pochi problemi di approvvigionamento”.
L’assessore alla provincia ai giovani e allo sport, Enzo Falco, che sin da subito ha promosso e appoggiato questa iniziativa, ha spiegato che fosse di fondamentale importanza per una regione come la Campania che, fino a qualche anno fa, produceva il 40% di canapa, recuperare questa coltura e diventare nuovamente protagonista. “E’ l’inizio di un percorso – ha aggiunto – che può portare su più fronti, primo fra tutti, tentare di avere colture di rotazione che migliorino i terreni e li rigenerino; l’altro, dopo aver bonificato molti territori, tentare di impiantare colture non destinate all’alimentazione, proprio come la canapa. La frattura tra mondo agricolo e industriale che finora è stata operata, deve essere ricomposta”. Ancora, l’assessore fa cenno alla memoria del territorio, che porta tuttora dentro questa coltivazione, suggerendo di recuperarla anche per un fattore squisitamente culturale ed emotivo. Sprona alla collaborazione con il Cnr, con l’Università, con la stessa Regione Campania, perché – come spiega – la canapa può inserirsi facilmente nella bio-edilizia, nella produzione di olio destinato a funzioni terapeutiche, nella ricostruzione di una filiera tessile che rivaluti le fibre naturali. Sostiene che nessuna filiera deve essere esclusa, compresa quella delle plastiche, e che la nostra regione deve riprendere in mano questa ricerca senza lasciare che il primato vada ad altri. Esorta alla costruzione di una filiera equilibrata che soddisfi in primis gli agricoltori e successivamente il mondo della trasformazione. Infine, annuncia che comincia a farsi strada anche a livello ministeriale l’idea di costruzione della filiera, perché in questa settimana ci sarà un incontro al Ministero dell’Agricoltura che mette insieme tutti i possibili protagonisti, concretizzando questa significativa possibilità per l’Italia.
L’ingegnere Aldo Mazzarella, ha voluto sottolineare un ulteriore aspetto, non ancora vagliato, ovvero l’utilizzo della canapa nell’ambito dell’efficienza energetica. Ha ricordato che sono stati già effettuati studi sperimentali per la realizzazione di pannelli contenenti canapa, che hanno dato esiti ottimi. L’isolamento termico-acustico di questi pannelli è stato ampiamente testato, e si è mostrato altrettanto efficace rispetto ad altri pannelli realizzati con fibre non naturali. “L’efficienza energetica è importante – ha spiegato Mazzarella – perché non ha compromessi rispetto al ritorno in ambiente. Ha a che fare con la passività degli edifici e, a differenza delle fonti rinnovabili, non ha come controindicazione quella di indurre ad un maggior consumo energetico. Il valore aggiunto della canapa – ha aggiunto l’ingegnere – è che essa è una fibra naturale “senza sorprese”: è già stata ampiamente utilizzata negli anni passati, e non ha mai mostrato controindicazioni ambientali, a differenza di altri prodotti che, pur mostrando buone caratteristiche applicative, si sono poi rivelati dannosi per l’ambiente; altro valore aggiunto è la possibilità di far leva sulla produzione di grosse quantità per l’abbattimento dei costi unitari. Quando in futuro si avrà l’esigenza normativa di edifici con caratteristiche di isolamento termico-acustico – ha concluso – la canapa deve assolutamente farla da padrone.”
In conclusione, Francesco Mugione, titolare dell’azienda Futuragricola 2000 srl che ha realizzato la semina sperimentale, ha affermato di credere fermamente in questo progetto per le tecniche applicative che promette e per le nuove possibilità imprenditoriali ed economiche che si prospettano. “ Le previsioni intorno a questo nuovo prodotto sono tutte estremamente positive; bisognava pur cominciare – ha commentato – ed io sono orgoglioso di essere stato il pioniere”.