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La geotermia stimola l’appetito dell’industria indiana

(Rinnovabili.it) – Per l’India si appalesa la possibilità di avere entro marzo, nero su bianco, un piano governativo sulla geotermia. A rivelarlo è il Ministero delle energie nuove e rinnovabili attualmente in fase di consultazione per elaborare una nuova politica nazionale di sviluppo energetico. L’interesse nei confronti della risorsa geotermica era stato manifestato già lo scorso mese, quando il Governo centrale ha offerto pieno supporto e assistenza allo Stato di Jammu e Kashmir per la realizzazione di un progetto di sfruttamento dell’energia sotteranea da 100 MW; a ciò si aggiungono i recenti colloqui avviati con l’Islanda, leader mondiale in questo settore energetico, per condividere il know-how e accelerare lo sfruttamento di tale fonte.
Il piano sarà dunque il primo passo concreto per mettere mano alle ‘geo-potenzialità’ del Gigante asiatico con l’obiettivo di stimolanre gli investimenti da parte di aziende come la Tata Power Co. e la Thermax Ltd. “Dobbiamo consultarci con ciascuno degli Stati concludendo entro la fine di questo mese, in modo che il quadro politico possa essere redatto entro la fine di marzo”, ha spiegato Ramesh Narayan Sawant, dirigente del dipartimento geotermico del Ministero durante un’intervista telefonica.
Il paese, che importa oltre il 75% del suo petrolio, necessita innanzitutto di stipulare un accordo quadro con i governi locali per assicurarsi che non contestino il diritto d’assegnazione dei campi geotermici. Alcuni stati “stanno cercando di rivendicare una quota delle risorse naturali nel loro territorio – ha riferito Sawant – quindi abbiamo bisogno di lavorare con loro per sfruttare al massimo le risorse nazionali”.
Il governo indiano ha individuato 10,6 GW di capacità che potrebbe essere raggiunta dalle fonti di calore intrappolate nelle rocce sotterranee e le società in questione non sembrano indifferenti. Tata Power detiene già una quota dell’11,4 per cento nella Geodinamica Ltd, che sta costruendo un impianto geotermico da 50 MW in Australia, ma si è detta pronta a produrre la tecnologia necessaria all’interno dei confini nazionali una volta che il governo avrà presentato il proprio piano politico.

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