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La geoingegneria, un’alternativa possibile?

La Royal Society, l’Accademia Nazionale di Scienze inglese (NAS), ha pubblicato il primo settembre un importante resoconto sulle future iniziative e le possibili alternative che si dovranno affrontare per aiutare il pianeta a “raffreddarsi”.
L’impegno di tutti (o quasi) verso una riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera potrebbe non essere sufficiente negli anni a venire con il rischio di tradursi inevitabilmente nell’utilizzo di nuove tecnologie, se vogliamo “lastminute”, che si affidano a moderni meccanismi per regolare la temperatura terrestre.
“La Geoingegneria e le sue conseguenze”, ci dice il professor John Shepherd artefice della ricerca “sono il prezzo che potremmo dover pagare per aver fallito nel contrastare i cambiamenti climatici”.
Le tecniche che potenzialmente potrebbero essere utilizzate sono due e sono state messe a punto dallo scienziato; la prima mira alla riduzione, se non alla totale rimozione, dell’emissione del biossido di carbonio mentre l’altra prevede un sistema in grado di riflettere la luce solare lontano della terra, come meccanismo di raffreddamento.
Non è però così semplice come sembra.
In realtà mentre il primo sistema punta direttamente al nocciolo del problema ovvero abbassare la percentuale d’anidride carbonica in circolo, il secondo, chiamato Solar Radiation Management (SRM), non avendo un’influenza particolare sul controllo della produzione di CO2 non incide di fatto nemmeno sulla sua riduzione.
Entrambe le metodologie, comunque, non sono immuni da critiche in quanto ancora premature per potersi dire efficaci e alla loro base non hanno un effettivo e consolidato sistema tecnologico che possa supportarle.
Le conseguenze sull’impatto ambientale e umano poi, motivi per i quali è fortemente preoccupato il dottor Shepherd, restano ancora sconosciute tanto che si considera che la geoingegneria possa per adesso essere pensata solo come il rimedio dell’ultimo momento. Non sarà semplice ovviare all’incapacità dell’uomo di autoregolarsi e la scomoda eredità che il presente ha ricevuto in dono dal passato, a quanto pare, è già destinata al futuro del pianeta.

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