(Rinnovabili.it) – Cattive nuove per il settore delle rinnovabili dal decreto-legge “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”. La bozza del documento, approvato con riserva martedì scorso dal Consiglio dei ministri, riporta, in materia di energia, un articolo particolare dal titolo _”Abolizione obbligo di ritiro dell’eccesso di offerta di certificati verdi”._ Le misure contenute, nel dettaglio, chiederebbero l’abolizione dell’obbligo del riacquisto da parte del “GSE”:https://www.gse.it/Pagine/default.aspx dei Certificati Verdi (CV) in eccesso in dote ai produttori da fonti rinnovabili.
Una mossa che congelerebbe titoli per un valore di diverse centinaia di milioni; secondo quanto riportato dall’Autorità per l’energia nel 2012 l’ammontare dei pagamenti per i CV sarà *superiore al miliardo di euro* e poichè la misura sarebbe retroattiva, andrebbe a colpire anche l’acquisto obbligatorio per il triennio 2009-2011 stimato per il solo 2009 *pari a 650 milioni di euro*.
Subito sul piede di guerra le associazioni di settore Anev, Anab, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace Italia, Ises Italia, Legambiente e Kyoto Club hanno rilasciato un comunicato congiunto per manifestare la loro preoccupazione. I provvedimenti contenuti nel DL minano, di fatto, un meccanismo di garanzia per il settore che ad oggi continua ad assicurare tutela al mercato evitando un’oscillazione artificiosa dei prezzi dei CV e dunque una possibile speculazione. In mancanza di un adeguamento coerente della quota d’obbligo i danni sarebbero economici ed occupazionali, spiegano le associazioni.
_”Il provvedimento proposto,_ – si legge nella “nota stampa”:https://www.aper.it/newsite/images/stories/cstampa/2010/nota_stampa_12-2010_cv.pdf – da una prima analisi svolta, rischia seriamente di compromettere le iniziative in essere, che ricordiamo nel solo settore eolico al 2009 vedono occupati circa 25.000 lavoratori (con un incremento di circa 5.000 unità nel solo anno 2009), tra settore e indotto. Inoltre la formulazione del medesimo articolo 45 comprometterebbe tutti gli investimenti in corso di finanziamento nel settore delle rinnovabili, che negli ultimi due anni è stato uno dei pochi anticiclici a consentire crescita occupazionale nel nostro Paese”._
Pericoli anche dal punto di vista dei mancati benefici ambientali che a loro volta “genererebbero al 2020 costi inaccettabili e insostenibili per il sistema Paese”.
Per questo le associazioni chiedono all’unisono di “evitare ulteriori azioni destabilizzanti sul settore delle Fonti Rinnovabili, rivedendo tale intervento in ambito coerente con le altre iniziative e rimandando ogni azione ad un organico riordino dei meccanismi vigenti entro la fine dell’anno come già previsto”.