L’ex ministro dell'Ambiente Sakihito Ozawa propone di rimuovere il riferimento del 25 per cento in meno delle emissioni ad effetto serra entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990
(Rinnovabili.it) – La catastrofe atomica dell’11 marzo ha già imposto al Giappone una revisione completa del proprio piano energetico, a breve e lungo termine. Ora gli effetti della crisi nucleare che ha investito il Paese potrebbero farsi sentire anche su disegno di legge sul clima, il testo contenente gli impegni nazionali in termini di riduzione delle emissioni climalteranti ora in discussione al Parlamento.
Sakihito Ozawa, parlamentare democratico ed ex ministro dell’Ambiente, ha presentato al consesso tre opzioni di modifica al ddl che con tutta probabilità faranno storcere il naso ai negoziatori internazionali sul clima, attirando le critiche dei gruppi ambientalisti e dei partiti di opposizione.
*TRE NUOVE OPZIONI* Ozawa propone, infatti, tre alternative che sferrano un deciso colpo all’impegno preso dal Sol Levante a livello mondiale: rimuovere dal testo normativo il riferimento all’obiettivo del meno 25% di CO2 entro il 2020, attendendo una situazione di maggiore stabilità prima di formulare un nuovo target; rimuovere il riferimento, ma menzionando l’indicazione fornita dall’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, ovvero che le nazioni sviluppate dovrebbero ridurre le emissioni del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020; mantenere il riferimento, ma lasciando la possibilità di modificare i target qualora si rendesse necessario.
In realtà in più di un’occasione il Primo Ministro Naoto Kan ha confermato l’intenzione di non abbandonare l’impegno climatico, ma è anche vero che il settore nucleare, che prima del terremoto rispondeva al 30% del fabbisogno elettrico giapponese, era considerato un importante strumento per raggiungere i tagli delle emissioni climalteranti avanzati sul piano internazionale.