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L’ONU indica la terapia per il nostro pianeta

Gli interventi sull’edilizia e la sistematicità dell’efficienza energetica sono i principali antidoti indicati dalla terza parte del Rapporto IPCC dell’ONU sui cambiamenti climatici

*03/05/07* – *Il documento di intenti del GIEC* La bozza provvisoria del rapporto IPCC
*04/05/07* – *I primi dati di venerdì* Risultati e commenti alla relazione finale del meeting di Bangkok
*04/05/07* – *Mitigation of climate change* Il testo integrale del rapporto finale del GIEC con il link al sito IPCC
*04/05/07* – *Le reazioni nel mondo* I primi commenti al rapporto

Domani verrà pubblicata a Bangkok la terza parte del quarto rapporto dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) l’attesissimo resoconto degli scienziati ONU destinato ai governi di tutto il mondo sulle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici. Mai come quest’anno il documento ha suscitato grandi interessi – e non solo tra gli addetti ai lavori – tanto che già da alcuni giorni è in circolazione una sua sintesi.
Si tratta di una guida che da una parte conferma l’indiscutibile equazione gas serra = innalzamento della temperatura, dall’altra orienta le future scelte strategiche dei singoli governi su come e quanto investire sulla mitigazione delle emissioni dei gas climalteranti. Attualmente l’attività umana sul nostro pianeta genera l’emissione di circa 26 miliardi di tonnellate annue di un mix di gas serra. L’obiettivo è di una drastica riduzione: 50% al 2050. Il rapporto IPCC indica inoltre con quale quota ogni categoria di attività umana dovrà partecipare a questa corsa alla riduzione: 1,8 miliardi di tonnellate nei trasporti, 5,6 negli edifici, 3,5 nell’industria, 2,8 in agricoltura, 2,1 nella riforestazione e 0,7 nella raccolta e trattamento dei rifiuti. Ma l’obiettivo di ridurre di circa 13 miliardi di tonnellate annue le emissioni non significa, sempre secondo gli scienziati dell’ONU, risolvere il problema dei cambiamenti climatici, ma solo bloccare un processo che attualmente sembra irreversibile e drammatico. In pratica garantire alle future generazioni una qualità della vita paragonabile a quella nostra, “gestendo” il problema climatico con un livello di guardia altissimo.
Nell’era preindustriale si potevano misurare, in atmosfera, circa 270 parti di anidride carbonica per milione; attualmente le parti sono 380 e seguendo il trend verticale di crescita entro breve potremmo arrivare a 550, condizioni che sicuramente porterebbero ad un aumento della temperatura di 3 gradi. Questo scenario porterebbe a rallentare l’effetto macroscopico della corrente del golfo, trasformerebbe il ciclo dei venti monsoni, insomma innalzerebbe a circa quattro miliardi il numero di persone che avranno problemi vitali di approvvigionamento idrico.
Raggiungendo l’ambizioso obiettivo del 50% di riduzione, invece, si “stopperebbe” la crescita delle emissioni entro il limite di circa 450 parti per milione, con la limitazione dell’aumento di temperatura di 2 gradi rispetto all’era preindustriale. In questo caso le proiezioni non sono rosee, ma meno drammatiche della precedente. Chi subirà maggiormente l’effetto dell’aumento della temperatura sarà, purtroppo ancora una volta, il già martoriato continente africano con, ad esempio, una diminuzione secca del 10% della sua attuale capacità agricola e con 50 milioni di persone esposte al pericolo della malaria. L’obiettivo +2 gradi è comunque, tra quelli realistici, il massimo che possiamo porci come meta con un impatto notevole, ma gestibile. E’ come se la condanna del nostro pianeta sia certa ed il massimo obiettivo per la difesa sia la mitigazione della pena.
Come raggiungere tale obiettivo è sempre indicato dal rapporto IPCC attraverso una dettagliata descrizione di interventi. Come accennato, chi fa la parte del leone in questo vademecum della sopravvivenza è il comparto edilizio, settore fino ad ora quasi completamente assente dalle politiche “vere” del risparmio energetico: entro il 2020 ben il 30% delle emissioni generate dal comparto edilizio potrebbe essere risparmiato con investimenti nulli, cioè con interventi che si autoripagano in tempi brevissimi e che generano interessanti ritorni economici.
Ma chi fa veramente la parte del leone nel documento ONU è il nuovo atteggiamento del “risparmio energetico” che deve essere introdotto alla base di tutte le attività dell’uomo. Ad esempio, per gestire l’imponente incremento della richiesta di energia che tende addirittura al raddoppio, la strada da seguire non è quella della realizzazione di nuove centrali, ma proprio quella dell’efficienza energetica. In altre parole: l’energia c’è per tutti se ne facciamo un uso razionale. E questo anche in futuro.

Chiaramente anche le energie da fonti rinnovabili sono contemplate nel rapporto con l’obiettivo di arrivare a coprire, nel 2030, circa un terzo del fabbisogno elettrico. Il settore visto con più diffidenza è quello della trazione bio, con una previsione di crescita di solo il 3% sul totale delle strategie previste.
Interessante risulta anche il capitolo del rapporto sugli interventi di geo-ingegneria, dove si indicano buone opportunità su azioni fortemente sperimentali, e quindi di nicchia, come ad esempio la fertilizzazione degli oceani o l’uso di enormi specchi per orbitanti per ridurre la radiazione solare: soluzioni avveniristiche che forse vedranno la luce nelle prossime generazioni.
In conclusione il messaggio che si ricava dalla sintesi del rapporto IPCC è quello di un’analisi realistica, ma con l’individuazione di precise vie di fuga che starà ai governi ed ai singoli individui la responsabilità di riuscire a raggiungere.

*I primi dati di venerdì*

Nella conferenza stampa di venerdì, i responsabili del GIEC (Gruppo Internazionale Esperti sull’evoluzione del Clima) non hanno nascosto le loro preoccupazioni: infatti, Ogunlade Davidson, vicepresidente del gruppo di lavoro che ha appena terminato il summit di Bangkok, ha dichiarato che “se continuiamo sul trend che stiamo mantenendo adesso, avremo dei seri problemi”.
Nelle conclusioni finali il GIEC ha ribadito che gli sforzi della diminuzione del riscaldamento climatico, nei prossimi 20 o 30 anni, avranno un vasto impatto sulla possibilità di raggiungere livelli più bassi nella stabilizzazione delle emissioni dei gas serra.
I risultati dei delegati GIEC, riuniti nella capitale thailandese da lunedì, sono indirizzati, come loro stessi indicano, a chi deve assumere le decisioni politiche.
Il testo della relazione finale, illustra come ci sia un potenziale economico sostanziale nella riduzione mondiale dei gas serra, nei prossimi decenni, che potrà compensare la prevista crescita delle emissioni mondiali o ridurre le emissioni sotto i livelli attuali.
Nonostante nei quattro giorni di negoziati, compresa la notte tra giovedì e venerdì, la questione dei costi dei provvedimenti da prendere contro l’effetto serra abbia suscitato dei contrasti tra i paesi rappresentati, non ha impedito a Mark Gillet, capo della delegazione francese, di dichiarare: “Questo documento mette in evidenza che i costi di riduzione sono molto abbordabili. Inoltre credo che si potranno utilizzare diversi elementi di questa relazione finale nei prossimi incontri multilaterali. Infine – aggiunge Gillet – occorrerà anche dare prova di creatività per superare gli ostacoli che si frappongono a questa riduzione”.
_Francesca Biagioli_

*Il documento finale*

“Mitigation of climate change” è il titolo del rapporto finale dell’IPCC in cui vengono trattati i temi relativi al trend dei gas serra nell’edilizia sostenibile, della riduzione a breve e medio e lungo termine di emissioni di Co2, all’adozione di misure e strumenti per attenuare i cambiamenti climatici e all’ampliamento della conoscenza delle tematiche ambientali.
Per conoscere il testo integrale del rapporto, reso noto durante una conferenza stampa di poche ore fa, consultare l’indirizzo “https://www.ipcc.ch/SPM040507.pdf”:https://www.ipcc.ch/SPM040507.pdf
_Federica Balicchi_

*Le reazioni nel mondo*

A poche ore dalla presentazione del rapporto della terza conferenza dell’IPCC non tardano ad arrivare i primi commenti.
Il presidente dell’IPCC, Rajendra Pachauri,
ha definito “sorprendente” il rapporto. “La società umana deve seguire altri modelli di consumo” ha dichiarato alla stampa.
“Si tratta di un rapporto eccellente”, ha detto il delegato francese Michel Petit, aggiungendo che la Cina e gli altri Paesi in via di sviluppo hanno accettato il compromesso raggiunto su tutte le questioni più rilevanti.
Il delegato svedese, Lars Nilsson, punta l’attenzione sulla reale fattibilità degli interventi: “Il messaggio forte del rapporto è che si possono stabilizzare le emissioni di gas serra ad un livello tale da evitare seri cambiamenti climatici”.
“È un prezzo basso da pagare per ridurre il rischio di grandi danni climatici” ha dichiarato il rappresentante di Greenpeace Bill Hare, commentando il dato reso noto dal rapporto, secondo cui basterebbe investire lo 0,12 % per prodotto interno lordo mondiale per limitare a soli 2 °C il fenomeno del riscaldamento globale; “È un grande rapporto ed è molto forte e mostra che è economicamente e tecnologicamente fattibile attuare dei tagli drastici per limitare il riscaldamento a 2 gradi” ha inoltre aggiunto Dare.
A sottolineare la necessità di agire immediatamente ci ha pensato Stavros Dimas della Commisione Europea Ambiente: “Non ci sono scuse per aspettare” ha dichiarato ai giornalisti.
_Giacomo Di Nora_

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