(Rinnovabili.it) – L’anticiclone africano che ha investito il Mediterraneo sta facendo boccheggiare milioni di europei. E se da un lato le previsioni meteo non sembrano immaginare una tregua, almeno nel breve periodo, per un gruppo di ricercatori svizzeri le colonnine di mercurio schizzate ai valori massimi potrebbero avere un risvolto molto positivo.
Il Campus Science City di Zurigo sta attuando, infatti, un progetto particolare che mira a creare un sistema di riscaldamento e raffreddamento a basso impatto ambientale, sfruttando il calore di scarto degli edifici e stoccandolo nel terreno attraverso centinaia di sonde. Nonostante i lavori d’attuazione siano iniziati ora, l’idea nasce da una decisione presa nel 2006 dall’allora vicepresidente per la pianificazione e la logistica, Gerhard Schmitt, nel contesto del rinnovo imminente del sistema di riscaldamento centralizzato.
Il progetto è relativamente semplice: ogni estate elettrodomestici, server e le stesse persone sprigionano calore che nella maggior parte dei casi è pompato all’esterno tramite ventole o dispositivi di raffreddamento. Per recuperare questo potenziale saranno interrate 800 sonde, affondate nel terreno a intervalli di cinque metri e collegate agli edifici principali; il calore di scarto attraverso un sistema di circolazione, viene incamerato nel sotto suolo dove la temperatura varia tra gli 8 e i 18 °C e d’inverno viene pompato di nuovo attraverso lo stesso sistema per riscaldare le strutture universitarie, “promuovendo” la temperatura a 30-35 °C con diverse pompe di calore elettriche. Il sistema sarà decentralizzato: ogni edificio verrà dotato di un computer a controllo della quantità di calore necessaria per riscaldarlo. Termine ultimo dei lavori,fissato dagli ideatori, il 2020.