L’agricoltura biologica offre un contributo decisivo per frenare i processi di surriscaldamento del pianeta e i conseguenti cambiamenti climatici. Per questo è necessario conoscere meglio e quindi stimolare l’utilizzo di questa e di tutte le altre pratiche agricole a basso impatto ambientale
E’ stato questo uno dei punti al centro del convegno sui cambiamenti climatici organizzato da Arsia e Legambiente nell’ambito di Terra futura. Dall’incontro cui hanno partecipato esperti come Giampiero Maracchi, climatologo, e Caterina Batello della Fao, politici (il senatore Francesco Ferrante della Commissione ambiente del Senato), esponenti dell’associazionismo (Beppe Croce, responsabile per Legambiente dell’agricoltura non food), è emersa una corale sottolineatura del valore delle pratiche agricole biologiche e eco-sostenibili per la mitigazione dei gas serra e quindi il contributo che posso no offrire per il rispetto del Protocollo di Kyoto, dal quale in Italia sono stati sin qui escluse le attività agricole.
In particolare, si è evidenziato, il biologico può contribuire notevolmente alla riduzione delle emissioni di gas serra non solo in virtù del mancato uso di fitofarmaci e di fertilizzanti di sintesi ma soprattutto per l’aumento della capacità di assorbimento del carbonio nei suoli, dovuto alla produzione di sostanza organica. «L’agricoltura biologica e attenta alla biodiversità – ha detto Maria Grazia Mammuccini, direttore Arsia – “cattura” percentuali di gas serra cinque volte superiori a quelle che proporzionalmente possono essere immagazzinate nei nostri boschi. E’ quindi parte essenziale di un insieme di pratiche complessive che la nostra agricoltura può compiere nella stessa direzione e che vanno dalla produzione di energia rinnovabile attraverso le biomasse, alla valorizzazione di pratiche colturali ecocompatibili, sino allo sviluppo di azioni di filiera corta, capaci di eliminare un’altra fonte di emissione di gas serra rappresentata dai trasporti».
Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i contenuti di un progetto che Arsia ha promosso proprio in quest’ambito con l’obiettivo di definire e promuovere modelli di coltivazione, trasformazione e distribuzione a bassa emissione di anidride carbonica e la messa a punto di una strategia informativa capace di rendere consapevole il consumatore dell’impatto ambientale in termini di gas serra che possono avere le diverse tecnologie impegnate per la realizzazione delle produzioni agro-alimentari. In questo senso il progetto servirà anche a individuare un sistema di etichettatura dei prodotti concretamente applicabile che informi il consumatore sull’entità di CO2 connessa al ciclo produttivo e distributivo dei singoli prodotti agroalimentari, a partire da quelli destinati al consumo fresco. Il progetto, della durata di 24 mesi, ha avuto inizio verso la fine del 2009.
Non solo: della relazione tra agricoltura biologica e cambiamenti climatici si occuperà presto anche un tavolo di coordinamento nazionale che metta insieme tutti i soggetti tecnici e scientifici per condividere le conoscenze e definire un quadro di proposte che dal livello nazionale potrebbero raccordarsi a quello internazionale. Il tavolo sarà istituito formalmente a partire dal prossimo autunno.