Navi mercantili e marittime potrebbe presto essere dotati di un sistema di alimentazione che sfrutta i venti ad alta quota.
Eolico ad alta quota, si grazie. Per fornire nuova energia al trasporto marittimo ritornano ad essere sperimentati gli aquiloni, stavolta nelle vesti di “KitVes”:http//www.kitves.com/, il progetto attivato da un consorzio europeo che racchiude 10 partner, compresi PMI e università, provenienti da 7 paesi comunitari. Figlio del più famoso progenitore KiteGen, impiega similmente la nuova tecnologia capace di sfruttare il vento della troposfera come fonte energetica attraverso grandi aquiloni.
Nella suddetta fascia atmosferica il vento aumenta la sua velocità in relazione all’altitudine, divenendo più costante: a 80 metri sopra il suolo – l’altezza raggiunta dalle turbine di ultima generazione – la velocità media è stimata intorno ai 4,6 m/s, mentre a 800 metri i venti divengono costanti a circa 7,2 m/s un valore in grado di produrre quasi quattro volte la potenza dei tradizionali aerogeneratori (205 Watt su metro quadrato contro 58 W/m2).
In KitVes tale concetto è stato applicato al sistema d’alimentazione dei servizi di bordo, siano essi apparecchiature elettroniche che impianti di climatizzazione, con la possibilità, in futuro, di integrare la tecnologia direttamente al sistema di propulsione navale. Il progetto prevede la realizzazione di aquiloni dotati di sensori alari che trasmettano i dati relativi a posizione, orientamento e accelerazione ad una centralina di controllo (posta a bordo della nave).
A quote superiore a 1000 metri, l’aquilone sarà in grado di sfruttare l’energia eolica applicando una forza di trazione sui cavi con un effetto “yo-yo”, ovvero tirandoli e distendendoli a seconda della resistenza al vento, e mettendo dunque in moto la catena cinematica ad essi collegata.
Secondo i progettisti gli aquiloni potrebbero generare tra 60 kW e 30 MW. Finanziato dall’Unione Europea il progetto è attualmente in fase di sperimentazione; i ricercatori stanno ora effettuando test sulla resistenza dei cavi in polietilene ed elaborando un modello matematico computerizzato del sistema, per essere in grado di predirne il comportamento.