Il Centro ricerche della Commissione europea si sta muovendo per creare un database che serva a dare una panoramica globale dello stato di salute degli ecosistemi naturali, con lo scopo di migliorare le strategie di salvaguardia della diversità biologica,
(Rinnovabili.it) –In occasione della Conferenza delle parti di Nagoya, avvenuta lo scorso ottobre 2010, vennero decisi tutta una serie di nuovi obiettivi, da raggiungere entro il 2020, con lo scopo principe di contrastare l’incessante perdita di biodiversità. Tra questi ricordiamo la necessità di proteggere almeno il 17% degli ecosistemi terrestri e delle acque interne, e circa il 10% delle zone costiere e delle aree marine. Con lo scopo di raggiungere tali propositi l’European Commission’s Joint Research Centre (JRC) si è posto tutta una serie di domande sullo strumento principale di difesa della diversità biologica: le aree protette. Tali quesiti riguardano il reale stato di tutela di queste aree, la loro esatta ubicazione, e infine ci si chiede dove dovrebbero essere collocate nuove aree da proteggere. Il JRC, in collaborazione con ulteriori partner tra cui il Global Biodiversity information Facility (GBIF), la NASA, l’UNEPWorld Conservation Monitoring Centre, Birdlife International e la Royal Society del Regno Unito, stanno cercando di dare una risposta alle domande sopra elencate, attraverso la creazione dell’Osservatorio digitale per le Aree Protette (DOPA). Il DOPA è stato concepito nell’intento di raggruppare un insieme di database operativi sul web, e fornire quindi ai ricercatori un complesso strumento per valutare, monitorare e fare previsioni sullo stato di salute dell’ambiente e delle aree protette su scala globale. A partire da tali informazioni il DOPA servirà a definire le priorità per affrontare le pressioni antropiche sugli ecosistemi, nonché individuare i corridoi ecologici e le nuove zone da salvaguardare. Nello specifico il DOPA fa capo a tutta una serie di informazioni riguardanti le aree protette, la distribuzione delle specie ed indicatori socio-economici, che vengono combinati con i dati di telerilevamento del JCR al fine di generare indicatori ambientali validi a livello mondiale, mappe e nonché individuare le zone del pianeta più a rischio. Il tutto è reso possibile grazie alla messa in relazione di modelli matematici con banche dati tramite il Service Oriented Architecture (SOA), un progetto raccomandato dal Group on Earth Observation (GEO), con lo scopo di creare un sistema globale di osservazione della Terra denominato Global Earth Observation System of Systems (GEOSS). Secondo i dati emersi dalla decima Conferenza delle Parti di Nagoya le attuali 130.000 aree terrestri protette non sono sufficienti per preservare la diversità di specie del nostro pianeta, a causa della continua e smisurata richiesta di risorse che sta mettendo inesorabilmente in pericolo lo sfruttamento delle aree naturali. L’Unione europea si sta quindi attivando per contrastare la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi, nonché il loro restauro, attraverso l’adozione di una nuova strategia prevista entro il 2011, da sostituire a quella adottata a marzo 2010.