Abusivismo edilizio e racket dei rifiuti, crimini spesso sotto gli occhi di tutti eppure “silenziosi”, destinati ad esplodere non solo come casi di cronaca e mal costume, ma letteralmente in conseguenze e danni difficilmente gestibili. In questo contesto l’attesa è rivolta alla Direttiva 2008/99/CE che contempla, infatti, la responsabilità delle persone giuridiche come strumento di cui il sistema penale degli stati membri dovrà dotarsi per attuare un’efficace protezione dell’ambiente. La data per il recepimento è stata fissata al 26 dicembre 2010 e inevitabilmente, segnerà un momento particolare l’Italia, in perenne lotta contro le cosiddette eco-mafie.
La situazione a livello nazionale ha dati statistici che ancora non rassicurano: le forze dell’ordine rilevano un illecito ambientale ogni 43 minuti, un numero impressionante di denunce a cui seguono arresti e sequestri quasi a cadenza settimanale. Lo scenario nostrano è stato riportato nel *Primo Rapporto sul contrasto all’illegalità ambientale*, documento realizzato dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Comando Carabinieri per la tutela dell’ambiente, il Corpo Forestale dello Stato, la Capitaneria di Porto – Guardia Costiera, la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato. Il panorama che si scorge dalle pagine del rapporto è stato riassunto dallo stesso ministro Stefania Prestigiacomo: “Nel 2009 – ha spiegato il ministro – sono stati effettuati oltre 12 mila controlli in cui sono state riscontrate attività illecite, con oltre 10 mila persone denunciate, 188 arresti e circa 2800 sequestri. Significa che ogni giorno dello scorso anno in media sono state accertate oltre 30 illegalità ambientali ogni giorno, denunciate 29 persone, effettuati 7 sequestri e che ogni 2 giorni una persona è stata arrestata”.
Il documento non segnala particolari differenze tra i dati del 2009 e quelli del 2008 in termini di illeciti ma bensì un trend positivo sul lato investigativo giudiziario con un incremento del 31% degli arresti, del 17% dei sequestri e del 13% delle denunce. Per Prestigiacomo ciò sta a significare che si sono affinate le capacità di indagine e quelle dello stato “di andare a fondo nella repressione delle illegalità, nell’individuazione di legami, intrecci, responsabilità. Ciò significa che nelle forze dell’ordine oltre all’impegno che non si è mai attenuato, oltre al senso di sacrificio di cui tutti dobbiamo essere grati a questi uomini ed a queste donne che lavorano per noi, per la legalità del nostro paese, si sono rafforzate anche competenze, conoscenze, professionalità specifiche”.
Ma il documento non risponde solo all’esigenza di avere, per la prima volta, un quadro redatto dal governo stesso, della situazione italiana; la necessità a cui risponde il rapporto è anche quella di mettere sotto i riflettori le aree su cui c’è ancora da lavorare e che richiedono una priorità d’azione.
”Le ecomafie – continua Prestigiacomo – rappresentano il fronte più preoccupante e complesso, perché se un’organizzazione criminale svolge il suo business in campo ambientale, i rifiuti tanto per fare l’esempio più comune e frequente, può farlo solo entrando in relazione con il sistema produttivo e con le istituzioni; con chi produce i rifiuti da smaltire e con chi dovrebbe controllarne e verificarne il corretto smaltimento. E’ un’attività di tipo mafioso che contamina la parte sana della società creando un intreccio legalità/illegalità spesso difficile da dipanare, moltiplicando il numero dei soggetti coinvolti, anche estranei alle cosche, e provocando con criminale indifferenza enormi conseguenze sull’ambiente, le falde, i territori, gli ecosistemi. Non a caso i casi di inquinamento del suolo, cartina tornasole principale del racket dei rifiuti, rappresentano la fonte di reati più gravi che ha indotto quasi il 90% degli arresti effettuati nel 2009, ben 163 con 2759 denunce a fronte di 1652 controlli che hanno rivelato azioni illegali”.