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Italia e carbone, Legambiente spiega il no di un ritorno al passato

(Rinnovabili.it) – Sabato scorso, nel corso di una conferenza a Reggio Calabria, Legambiente ha presentato il nuovo dossier “Carbone: ritorno al passato”. Nel documento vengono esaminate le motivazioni per dire no alla filiera energetica del carbone, proprio in un momento in cui nel nostro paese sembra essere tornato di moda. “Le aziende energetiche – spiega il responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani – continuano a puntare sul carbone come fonte per la produzione elettrica, grazie alla politica di sostegno da parte del Governo, incurante dei problemi legati all’uso di questo combustibile, a partire dalle rilevantissime emissioni di gas serra, tangibili negli impianti che già oggi lo usano sul territorio italiano”. Ricordiamo infatti che negli ultimi mesi è stata aperta in provincia di Reggio Calabria una nuova centrale a Saline Joniche, mentre la centrale di Rossano Calabro è stata riconvertita ad olio combustibile; un “ritorno al passato” anche per la centrale di Civitavecchia (Roma), il nuovo gruppo autorizzato di Fiume Santo in Sardegna e i progetti, in attesa di firma autorizzativa, di Porto Tolle (Ro) sul delta del Po e Vado Ligure (Sv). Scelte assolutamente controcorrente in termini di lotta contro i cambiamenti climatici, quando si sa per certo che il carbone risulta essere la fonte fossile più climalterante. Nel rapporto l’associazione riporta dati relativi al 2009 secondo i quali le “12 centrali a carbone attive nel nostro paese, a fronte di *una produzione di solo il 13% di elettricità,* hanno emesso il 30% dell’anidride carbonica prodotta complessivamente dal settore termoelettrico, circa 36 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 sul totale di circa 122, risultando il settore industriale peggiore rispetto agli obblighi di riduzione previsti da Kyoto”.
Sempre secondo i dati di Legambiente se i nuovi progetti di settore divenissero operativi le emissioni di CO2 derivanti dagli impianti a carbone raddoppierebbero nel giro di pochi anni, toccando una produzione di emissioni di carbonio pari a 74,8 milioni di tonnellate. Molti altri i motivi per dire di no al carbone: incremento della dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, nessuna riduzione delle bollette energetiche delle famiglie italiane, nonché un ulteriore onere per le casse dello Stato che dovrà pagare le multe per un non raggiungimento degli obiettivi di Kioto e del 20-20-20. Per ovviare a queste non incoraggianti prospettive l’associazione ambientalista propone quindi di convertire l’attuale sistema energetico verso la sostenibilità delle fonti rinnovabili.

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