Rinnovabili

Intervista ad Angela Barbanente, assessore all’Assetto del Territorio della Regione Puglia

Sostenibilità ambientale e risparmio energetico, sia nelle trasformazioni territoriali che nella realizzazione delle opere edilizie, sono al centro degli incentivi previsti dal Disegno di Legge sull’«Abitare sostenibile» già approvato dalla Giunta della Regione Puglia e a breve atteso per l’ultimo passaggio burocratico in Consiglio.
Il testo prende le mosse dallo schema redatto da ITACA (l’Istituto nazionale che si occupa della trasparenza degli appalti e della compatibilità ambientale) ma pur mantenendone inalterata l’impostazione, esso è stato oggetto di un originale e impegnativo perfezionamento.

Cinzia Tarantino – *Innanzitutto sottolineiamo positivamente che il DdL è sottoscritto dall’assessorato all’Assetto del Territorio in collaborazione con quelli dell’Ecologia, delle Opere Pubbliche e dello Sviluppo Economico*.
*Angela Barbanente* – Quello che abbiamo svolto è un lavoro di carattere interdisciplinare ed intersettoriale, nella convinzione che obiettivi ambiziosi nel campo della sostenibilità urbana ed edilizia richiedano uno sforzo e, soprattutto, un orientamento comune. Perché il rischio è che ci siano alcuni settori (o assessorati) particolarmente sensibili all’argomento, che quindi spingono in una direzione, e altri che invece tirano dalla parte opposta. Siccome sappiamo che questa, soprattutto in Italia, è una sfida non facile allora è stato importante questo grande sforzo di condivisione.

CT – *Oltre questo c’è stato poi il forte coinvolgimento del partenariato sociale ed economico, con ampia trasversalità*.
*AB* – Sì, sin dall’avvio della elaborazione del disegno di legge un ampio partenariato, che va dai costruttori, alle associazioni più attive in questo campo (ad es. l’Istituto di Bioarchitettura).
La costruzione di questo processo di condivisione delle norme è stata una sorta di “apprendimento reciproco”. Mi sono accorta che, molto spesso, rappresentanti del mondo delle professioni o dell’imprenditoria sono scarsamente a conoscenza dei nuovi approcci di bioedilizia e c’è spesso una preconcetta avversione nei confronti di chi è sostenitore di queste pratiche.
Quindi costruire insieme un progetto di legge, che significa cimentarsi con l’individuazione di dispositivi che convergano verso quella direzione, fa sì che cadano alcune barriere di pregiudizi da un lato, e dall’altro che si apprendano problemi e opportunità che stanno da entrambe le parti.
Ciò fa sì che non solo le istituzioni, come quella regionale, ma anche le associazioni siano consapevoli dei nodi critici delle imprese e quindi che nell’ambito della normativa si includano dei dispositivi atti a promuoverla concretamente.

CT – *Confrontando nello specifico il disegno di legge pugliese con lo schema proposto da ITACA e approvato dalla Conferenza delle Regioni, ho notato l’accento posto sulle risorse identitarie*.
*AB* – Quando si parla di sostenibilità edilizia il rischio è quello di aggiungere qualche pennellata di verde sul modo abituale di trasformare il territorio e l’ambiente. È sempre qualcosa, però dal mio punto di vista è insufficiente e può portare a risultati assai meno significativi di quelli che si possono avere recuperando alcune tradizioni locali, che rendono aderenti al contesto.
Inoltre esse erano già efficienti, non essendoci le tecnologie che consentissero di bypassare i fattori ambientali: e questo è un nodo critico. Dal secondo dopoguerra abbiamo pensato che con le tecnologie potessimo piegare l’ambiente a nostro piacimento, quindi abbiamo promosso trasformazioni del territorio che ignoravano le caratteristiche climatiche, geopedologiche, etc.
Ora noi in questo DdL cerchiamo di coniugare tradizione e innovazione: da un lato materiali, tecniche di costruzione, tipi edilizi e insediativi della tradizione costruttiva locale, dall’altro forme innovative e tecnologie avanzate per gestirle al passo con i nostri tempi.

CT – *Un altro aspetto peculiare delle “Norme sull’abitare sostenibile” è quello del risparmio energetico, quindi gli articoli sull’energia coerenti con il Piano Energetico Ambientale Regionale*.
*AB* – Esattamente, abbiamo molto rafforzato la parte energetica perché abbiamo un PEAR ambizioso. Sappiamo che la Puglia è una regione che esporta moltissima energia, che la esporta purtroppo a scapito della qualità della vita (per via dell’impiego del carbone, etc.).
Questo DdL mira ad aiutare l’attuazione del PEAR che è un piano non autarchico, nel senso che non mira a ridurre il contributo della regione Puglia alla produzione energetica nazionale, però è fortemente orientato a cambiare il tipo di energia prodotta nella direzione di una maggiore sostenibilità e delle fonti rinnovabili.

CT – *Il risparmio idrico è un altro punto fondamentale, che già lo schema di ITACA contiene*.
*AB* – Una delle criticità della Puglia è proprio nella scarsità delle risorse idriche. Essa è stata affrontata abitualmente in un modo che io chiamo del “paradigma idraulico”: siccome scarseggia la risorsa, creiamo più opere di adduzione, di raccolta, di accumulo, con una scarsissima attenzione al risparmio, al recupero e al riuso.
Non è solo un problema di perdite della rete che pure è drammatico, ma si tratta anche qui di recuperare le sapienze locali che facevano dell’acqua, prima nella mente delle persone e poi nelle pratiche, una risorsa preziosa da non sprecare.
Una particolare attenzione a quest’aspetto: stiamo già partendo con i regolamenti attuativi.
Prima ancora di aver approvato questa norma in Consiglio Regionale, abbiamo già avviato i regolamenti attuativi perché questa è una “legge sistemica”: guarda in maniera integrata a tutte le sfaccettature della sostenibilità dell’abitare e rinvia a una serie di regolamenti, dispositivi e incentivi finanziari per la sua attuazione. Ad esempio per quanto attiene alla risorsa idrica c’è il lavoro svolto dalla Provincia di Brindisi nell’ambito dell’INTERREG III Grecia-Italia, che noi abbiamo intenzione di utilizzare per le nostre linee guida regionali.

CT – *Davanti a una norma sull’abitare sostenibile mi chiedo se queste cose diventeranno, al di là dell’incentivo, prassi ordinaria*.
AB – Io sono profondamente convinta che tutto questo deve entrare nelle pratiche ordinarie e perché ciò avvenga, occorre non fermarsi alla legge. Essa è un punto d’avvio: affinché diventi pratica ordinaria occorrono vari strumenti, che noi già individuiamo.
Per esempio con il documento di indirizzo per la pianificazione comunale, che ha questo tipo di approccio per tutta la parte inerente agli strumenti di governo del territorio (piani urbanistici comunali, regolamenti edilizi, sia per il nuovo sia per il recupero).
Ancora: il Piano Paesaggistico regionale, di cui è stato approvato il documento programmatico, individua una serie di progetti-pilota, uno di essi riguarda le aree industriali ecologicamente attrezzate.
Occorre che qualcuno si faccia carico di cominciare, dimostrare che si può fare e di indicare come; perché le imprese difficilmente potranno accollarsi l’onere di una progettazione atipica. Come Regione dobbiamo insistere su progetti-pilota in grado quantificare i costi dell’iniziativa e i risparmi conseguibili per le aziende: questo è un punto fondamentale affinché si diffondano queste pratiche.
Facciamo leva su diversi strumenti regolamentari e progettuali, ma anche incentivi. Nei criteri della programmazione 2007-2013 abbiamo inserito questo punto (aree industriali ecologicamente attrezzate) per avere il supporto finanziario necessario, oltre ai provvedimenti di autorità.
Infine la sensibilizzazione è importantissima, laddove ciò non significa solo rendere le persone maggiormente consapevoli dei danni che derivano da un modo insostenibile di trasformare il territorio e l’ambiente, ma anche informarle che esistono dei modi diversi di lavorare e che questi sono anche economicamente convenienti.

CT – *Quindi, con uno sguardo complessivo, mi sembra di vedere comunque un quadro organico nell’ottica della sostenibilità*.
*AB* – È quello che stiamo cercando di fare: qualcosa che vada oltre questo mandato amministrativo, cioè porre le basi perché questa Regione si orienti verso la sostenibilità, che è anche qualità; come sappiamo le due cose sono strettamente legate.
Mi sono fatta promotrice anche di un distretto produttivo sull’edilizia sostenibile, mettendo insieme figure diverse, nell’ambito della legge sui distretti, per una filiera che vada dall’estrazione dei materiali, fino all’impiantistica e alle imprese di costruzione vera e propria, che metta dentro l’ANCE, la Lega delle Cooperative, la Confcooperative, le piccole industrie, l’Università, la ricerca, gli Ordini Professionali. Perché si deve cominciare a sperimentare, a orientarsi, altrimenti noi saremo colonizzati, come dico un po’ scherzando, dalla “carta bolzanina” e dalla gran parte delle esperienze che ci sono estranee.
Dobbiamo essere noi a riflettere sulla nostra tradizione e trovare dei percorsi originali.

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