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India: dal 1994 emissioni raddoppiate per energia, rifiuti e cemento

(Rinnovabili.it) – Per la prima volta in dieci anni l’India ha deciso di rendere pubblici i dati relativi alle emissioni del paese, ma le premesse non sono confortanti: i settori legati alla generazione di energia elettrica, cemento e rifiuti hanno raddoppiato la produzione di inquinanti dal 1994 ad oggi, assegnando alla nazione il quinto posto al mondo tra gli emettitori, al seguito di Cina, gli Stati Uniti, Europa e Russia.
Lo studio commissionato dal governo si basa sull’analisi dei dati del 2007 rivelando un forte aumento delle attività industriali dopo l’ultima valutazione effettuata (1994) e posizionando l’India in una condizione difficile, aggravatasi nel tempo anche a causa dell’incremento dello smog legato al settore dei trasporti e dell’edilizia residenziale.
Secondo gli studi il Paese attualmente genera il 90% della propria energia sfruttando il carbone producendo così un terzo delle emissioni totali del paese; tuttavia, nonostante la rapida crescita industriale, le emissioni indiane risultano essere equivalenti ad un quarto degli inquinanti immessi in atmosfera da Cina e Stati Uniti: nonostante ciò l’intensità di carbonio, ossia il quantitativo di emissioni generate in relazione alla produzione economica, risultano diminuite del 30% rispetto ai due periodi di riferimento.

Nella prefazione della relazione, il ministro dell’Ambiente Jairam Ramesh, ha riferito che l’India provvederà, da ora in poi, a pubblicare l’inventario delle emissioni ogni due anni, cercando di creare un esempio di trasparenza che sia utile allo sviluppo di altre nazioni, con particolare riferimento alla Cina, cui lo studio potrebbe fornire un modello e uno stimolo per la messa in atto di un sistema di controllo dei gas serra e per la divulgazione periodica.
L’India, nel rapporto, ha prestato particolare attenzione alle variazioni climatiche collegate all’aumento o alla diminuzione delle emissioni osservando come le precipitazioni siano divenute più forti e abbondanti negli ultimi 50 anni, con un aumento della temperatura media di circa 0,4 °C e conseguenti rischi per la produzione agricola del paese oltre che per il normale sviluppo della flora e della fauna, da cui dipende il 70% della popolazione rurale.

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