Un’azienda siciliana ha sviluppato un progetto di ricerca e innovazione capace di risolvere il problema mondiale della gestione delle discariche controllate. Il Gruppo Catanzaro di Agrigento, che gia’ aveva avviato nella zona industriale di Favara-Aragona un impianto di stoccaggio dei rifiuti del tutto ecologico, ha anche realizzato fra Siculiana e Montallegro una “discarica che non inquina”, andando ben oltre le piu’ severe prescrizioni di legge. La struttura, realizzata con il Politecnico di Milano e la Facolta’ di Ingegneria dell’Universita’ di Catania, e’ dotata delle certificazioni ISO 9001, Uni En Iso 14001 ed Emas; e’ tra le poche in Italia a non essere stata inserita nella condanna per la violazione della Direttiva europea sulle discariche; ed e’ l’unico impianto italiano ad avere superato un cosi’ ampio livello di controlli che escludono qualsiasi pericolo per la salute della popolazione presente su un territorio vasto quanto l’intera Europa. Verificata la totale assenza di percolato, i biogas vengono raccolti e trattati, producendo 8,1 milioni di Kwh di energia “pulita”, 5 milioni di Nmc di gas, un risparmio di 1,8 milioni di tonnellate di petrolio (pari al consumo di 1.100 automobili in un anno), 4,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica non emesse in atmosfera, 37 milioni di tonnellate di anidride carbonica non disperse nell’aria. Il modello di “discarica che non inquina”, presentato oggi alla stampa nella sede di Confindustria Sicilia e gia’ indicato dall’Arpa Sicilia e dall’Agenzia regionale dei rifiuti come “progetto pilota”, sara’ messo gratis a disposizione del Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, per la parte relativa alla ricerca scientifica, non solo per migliorare la tutela ambientale delle discariche attive nell’Isola, ma anche perche’ consente addirittura di dimezzare i costi di conferimento dei rifiuti da parte di Comuni, Ambiti territoriali e privati: dagli attuali 100 a meno di 60 euro a tonnellata. “Se tutte le discariche venissero adeguate con questo metodo – ha spiegato l’imprenditore Giuseppe Catanzaro – si risolverebbe anche il grave deficit finanziario che ha provocato l’emergenza rifiuti in varie regioni italiane. Crescere e sviluppare benessere – ha osservato Catanzaro – e’ possibile anche in Sicilia. L’iniziativa delle imprese in questo senso puo’ svolgere un ruolo primario”. Lo studio condotto da Enrico Davoli dell’Istituto di ricerca farmacologica “Mario Negri” di Milano sulle emissioni inquinanti e sul rischio di tumori (da dossina, Ipa e altre sostanze cancerogene) per la popolazione, ha concluso che, riguardo a questo impianto, il rischio e’ da 100 mila a 100 milioni di volte inferiore al parametro di legge che individua il “rischio nullo”. Tale ricerca, la prima del genere in Italia (in seguito ne sono state avviate su altri impianti, commissionate da Enti pubblici), sara’ presentata ufficialmente alla comunita’ scientifica internazionale il prossimo 19 novembre nell’ambito del “Venice 2008”, presso la Fondazione Cini di Venezia. Lo studio sara’ poi valutato dai massimi esperti internazionali e pubblicato sulle principali riviste scientifiche. Paolo Centola, docente al Politecnico di Milano, ha chiarito che “nel ciclo di gestione dei rifiuti non si puo’ fare a meno delle discariche e, dunque, bisogna ben coltivarle e controllarle. In Italia si producono ogni anno 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, 50 milioni di rifiuti non pericolosi, 5 milioni di rifiuti pericolosi, 37 milioni di inerti e 1 milione di rifiuti ‘ignoti’. Totale, 122 milioni di tonnellate. In Sicilia si producono 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari a 497 chili per abitante”. “La raccolta differenziata – ha aggiunto Centola – e’ in percentuale il 33,5% al Nord, il 17,1% al Centro e il 7,7% al Sud. Ci sono 37 termovalorizzatori al Nord, 14 al Centro e 7 al Sud, che bruciano in totale appena 4 milioni di tonnellate l’anno, di cui il 40% torna in discarica sotto forma di ceneri. Se si aggiunge la quota di residuo umido compostato non vendibile e la quota non riciclabile, e’ evidente che ne’ la differenziata ne’ i termovalorizzatori possono evitare il ricorso alle discariche”. Dunque, la questione e’ come si costruiscono e come si gestiscono. Il progetto “made in Sicily” e’ stato illustrato dal prof. Enrico Vagliasindi dell’universita’ di Catania: “La particolarita’ sta in uno strato di argilla profondo un metro, posto sotto una membrana impermeabilizzante saldata con tecniche innovative, che impediscono l’infiltrazione di percolato. Le tecniche di compattatura e copertura dei rifiuti impediscono poi l’accumulo di percolato, che viene incanalato, raccolto e trattato, separando l’acqua che viene riutilizzata dalle sostanze che vengono riportate secche in discarica. Quanto ai biogas, vengono controllati, gestiti e guidati, sotto la copertura in plastica e vegetale, poi trattati e utilizzati per la produzione di energia”.