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In Francia ancora problemi con il nucleare

Mentre il nostro ministro allo Sviuppo, insiste sulla scelta nucleare, l'ennesimo "inconveniente" colpisce per la quarta volta la centrale nucleare francese di Tricastin

Scajola, ministro allo Sviluppo, al termine del workshop Ambrosetti, ha dichiarato che entro la fine 2008 saranno definiti i criteri di scelta per i siti dove saranno realizzate le centrali nucleari in Italia. Nessuna data stabilita invece per quanto riguarda la loro costruzione, ma il ministro conferma la sua convinzione che il nucleare è il miglior modo per ridurre i costi delle bollette.
Non altrettanto si può dire della sicurezza. Infatti ieri sono giunte poco rassicuranti notizie in merito al nucleare: è scattato ancora una volta l’allarme sicurezza nella centrale nucleare di Tricastin, quarto “inconveniente” (così viene definito dai gestori) nell’arco di appena due mesi dall’inizio dell’estate. Ieri mattina, durante i normali lavori di manutenzione in uno dei reattori, si sono lesionate due unità di contenimento del combustibile fissile, che erano in fase di rimozione. Operazioni immediatamente bloccate, struttura evacuata, ma nessun danno ai presenti e nessuna fuga di radioattività all’esterno. Così almeno hanno dichiarato fonti della ‘ASN’, “Autorità statale per la Sicurezza Nucleare”. Nonostante ciò, in serata erano ancora in corso le iniziative per ripristinare la situazione normale nell’impianto. La ‘Edf’, che gestisce la centrale, ha dichiarato che l’accaduto è da classificarsi in categoria 1 (la “Scala Internazionale degli Eventi Nucleari”, va da 0 a 7). Ma la stessa ASN non ha però ancora deciso in proposito.
Certo quattro incidenti iniziano a non essere un evento casuale. Come durante un’indagine di polizia si è soliti dire che tre indizi fanno una prova, qui potremmo traslare il concetto: quattro incidenti in poco tempo nella stessa centrale costituiscono una situazione di insicurezza e di pericolosità non certo trascurabile. Soprattutto dopo i controlli che l’ASN richiese di effettuare sin dal primo incidente, quando in luglio si verificò una dispersione nel terreno di uranio non arricchito, allo stato liquido, per un totale di 30 metri cubi.