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Impronta ecologica: nel mirino i motori di ricerca

Ogni attività ha ad essa associata un’impronta ecologica, ovvero un indice che mette in relazione consumo umano di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle e secondo il ricercatore universitario Alex Wissner-Gross si dovrebbe fare attenzione anche a quella dei motori di ricerca, Google in primis. Lo scienziato di Harvard, in un’intervista riportata dal Times, afferma che ogni ricerca effettuata con il motore più famoso del Web produce ben 7 g di CO2. “Google – tuona Wissner-Gross – gestisce enormi centri dati in tutto il mondo che consumano un’enorme quantità di energia ed ha perciò un nefasto impatto ambientale”. Lo scienziato ha anche calcolato l’emissione di anidride carbonica causata da ogni singolo uso di Internet guardare una semplice pagina web produce circa 0,02 g di CO2 al secondo, che però possono arrivare 0.2 g/sec se presenti anche foto, filmati o animazioni. I risultati ottenuti dal lavoro di Wissner-Gross – e ora esposti in sito dedicato – trovano il sostegno di altri studi sul tema dell’information technology e non è dunque il primo a puntare il dito contro questo settore nella ricerca dei fattori che spingono sul riscaldamento globale. In realtà, come per ogni cosa, tutto dipende dall’uso discriminato che se ne fa’ e una criticità dei consumi dovrebbe essere alla base di ogni attività sia nel mondo reale che nel mondo virtuale.

Non hanno certo tardato ad arrivare critiche dal mondo del web, la più sostenuta quella del blog della Silicon Valley TechCrunch, che tramite la mano di Jason Kincaid ricorda come l’autore dello studio sia anche il proprietario di una start-up che si occupa a pagamento di migliorare l’efficienza energetica dei siti web con soluzioni eco-orientate. Kincaid nell’articolo intitolato ironicamente “Stiamo uccidendo il Pianeta una ricerca Google alla volta?” spiega come la produzione di un unico libro – circa 2,500 g di CO2 – sia molto più dispendiosa di una ricerca su internet.

Veloce la replica del colosso di Mountain View che dalle pagine del blog ufficiale ha ricordato come i data center di Google sono tra i più efficienti al mondo in termini di consumi, ricalibrando il peso di una ricerca a circa 0,2 g/s di CO2 al posto dei sette menzionati dal fisico britannico. La società è adoperata molto in questo ultimi per essere riconosciuta come una delle società più attente alla questione ambientale, fatto dimostrato nel 2008 quando attraverso la fondazione Google.org ha investito 45 milioni di dollari in tecnologie “verdi” e fonti rinnovabili, continuando a sostenere sostiene Climate Savers Computing Initiative, il consorzio non profit impegnato a ridurre le emissioni di CO2.

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