I suoli europei sono un’enorme riserva di carbonio, in grado di contenerne miliardi di tonnellate se ben gestiti o in caso contrario diventare degli emettitori netti. A sottolineare l’enorme importanza che il terreno ha nei confronti della mitigazione climatica è la Commissione Europea con la pubblicazione di un “rapporto”:https://ec.europa.eu/environment/soil/publications_en.htm che riassume le informazioni esistenti sulla correlazione tra suolo e Climate Change. Ed è una connessione cruciale quella che intercorre fra i due; si stima, infatti, che i terreni nella sola Unione contengano da 73 a 79 miliardi di tonnellate di carbonio, metà delle quali sequestrate nelle torbiere di Svezia, Finlandia, Regno Unito e Irlanda.
E’ l’utilizzo del suolo a fare la differenza: le aree adibite a pascoli e foreste, ad esempio, si comportano come pozzi di assorbimento sequestrando fino a 100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno. Al contrario quando convertiti in terreni seminativi divengono degli emettitori netti, nel senso che rilasciano in atmosfera tra 10 e 40 milioni di tonnellate di carbonio annualmente. Con l’attuale trend di crescita demografica tuttavia interrompere la conversione dei suoli dall’ecosistema originario a terreni agricoli è un’ipotesi improponibile. Ecco perché il rapporto descrive come sia possibile migliorarle le pratiche di gestione dei suoli per ridurre al minimo le perdite di carbonio (sia a livello di colture che di residui di colture agricole) e come procedere per garantire la protezione nei confronti dell’erosione tramite una copertura vegetativa permanente, tecniche di aratura a bassa invasività e minor impiego di macchine.
Ma la prima azione deve essere invertire l’attuale andamento di degrado, anche sotto un ipotetico sprone economico; tenendo conto degli attuali prezzi del carbonio, un aumento dello 0,1% a livello dei suoli sarebbe valutabile in 200 milioni di euro.