Rinnovabili

Il peacemaker? Lo alimenta la temperatura corporea

Monitorare 24 ore al giorno la frequenza cardiaca, lo zucchero nel sangue o altri dati biomedici tramite un semplice dispositivo da impiantare sotto la cute del paziente e capace di auto alimentarsi. La bioingegneria accorcia le distanze sulla progettazione di sensori diagnostici ed impianti dalle ridotte dimensioni e dalla massima efficienza, con il lavoro svolto in seno ai Technology Microsystems Laboratories del MIT; qui, ricorrendo ad un concetto ben noto fin dal 19° secolo, Anantha Chandrakasan e Nancy P. Keithley in team con altri scienziati sono riusciti a sviluppare un sistema prototipale in grado di incamerare energia dalla differenza di temperatura esistente fra due corpi. Teoricamente nessuna novità: i materiali termoelettrici hanno la capacità di convertire il calore in elettricità e maggiore è la differenza di temperatura, maggiore è il potenziale per la produzione di energia. Tuttavia la gran parte dei dispositivi che funzionano in base a questo principio sono progettati per sfruttare le differenze di decine di centinaia di gradi celsius. L’aspetto innovativo del lavoro condotto dal MIT è la loro capacità di sfruttare le differenze di solo uno o due gradi, producendo piccole (circa 100 microwatt) ma comunque utilizzabili quantità di energia elettrica.
La chiave di questa nuova tecnologia è un circuito di controllo che ottimizza l’incontro tra la produzione elettrica dal materiale e il sistema di stoccaggio ad esso collegato, in questo caso un condensatore. Per poterlo impiegare in campo medico le attuali versioni stanno sperimentando un dissipatore di calore in metallo da applicare su un braccio o una gamba a contatto con l’aria. “C’è ancora da lavorare per miniaturizzare l’intero sistema”, spiegano i ricercatori, accennando all’ipotesi di combinare e semplificare l’elettronica, migliorando il flusso d’aria sopra il dissipatore.
E la ricerca continua.

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