(Rinnovabili.it) – Si festeggia oggi a livello mondiale la *Giornata delle Zone Umide*, giorno in cui cade il 40esimo anniversario della Convenzione Internazionale sulle Zone Umide che, siglata il 2 febbraio del 1971 a Ramsar (Iran) voleva già allora sottolineare la fragilità e l’importanza delle aree in questione.
“Le zone umide sono tra gli ecosistemi più a rischio del Pianeta – ha dichiarato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – e per questo è necessario un maggiore sforzo da parte di tutti gli Stati per preservare lo straordinario patrimonio di biodiversità che in queste è racchiuso. Le oasi, gli stagni e le torbiere sono infatti eccellenti depositi di stoccaggio per l’anidride carbonica dove vivono esemplari unici e preziosi per l’intero ecosistema. Senza considerare che sono anche territori dal consistente valore economico che, se valorizzati adeguatamente, sono in grado di riattivare o sostenere anche le economie locali”.
Nonostante l’anniversario cada oggi le principali attività sono state programmate, ad esempio da Legambiente e WWF, per il prossimo weekend. E quindi visite guidate e trekking in aree di notevole pregio, passeggiate nelle riserve naturali più suggestive organizzate da Legambiente in tutta Italia con programmi diversi a seconda delle regioni e 15 oasi WWF aperte. L’evento con il suo anniversario cade proprio nell’anno in cui oltre alle aree umide il mondo festeggia l’anno Onu delle foreste come ricordato da Isabella Pratesi, responsabile Conservazione per WWF Italia che ha commentato “La giornata mondiale delle zone umide cade quest’anno nell’anno che l’ONU dedica alle foreste e non possiamo non sottolineare come il mondo dell’acqua e quello delle foreste sia indissolubilmente legati. Foreste ben conservate creano e proteggono preziosi ambienti acquatici nonché riserve di acqua potabile per l’intero pianeta. Non dimentichiamoci che oltre ad essere dei veri e propri polmoni verdi le principali foreste custodiscono i più grandi serbatoi di acqua, come ad esempio la foreste amazzonica che avvolge la più grande riserva di acqua dolce del pianeta”.
Nonostante l’Italia ospiti 52 siti Ramsar la Commissione europea ha segnalato che in Europa tra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori con particolare danno in Francia dove è andato perduto il 67% del patrimonio, a seguire l’Italia (66%), la Grecia (63%), la Germania (57%) e l’Olanda (55%) con danni che hanno portato all’estinzione di numerose specie animali e vegetali.