“Per il bene della nostra economia, della nostra sicurezza e del futuro del nostro paese, da presidente voglio raggiungere un chiaro obiettivo: in dieci anni noi porremo fine alla dipendenza del petrolio del Medio Oriente”. Sono queste le parole pronunciate dal candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, in occasione dell’accettazione della nomination democratica alla convention di Denver. Un discorso in netta rottura con la strategia energetica che ha finora dominato gli otto anni di presidenza di George W. Bush e soprattutto con la posizione espressa dall’avversario repubblicano John McCain. Secco no dunque alle perforazioni petrolifere decise dall’attuale Presidente degli Stati Uniti bollate come “una misura tampone” e non una soluzione di lungo termine. “Come presidente, – ha detto Obama – sfrutterò le nostre riserve di gas naturale, investiremo in tecnologie di carbone pulito e renderemo sicuro il nucleare”. Nel piano presentato dal politico democratico capi saldi sono le tecnologie eco-compatibili sia per recuperare il gap tecnologico accumulato nei confronti di altri paesi che per fornire un’ulteriore spinta all’economia americana. “Aiuterò le nostre industrie a riconvertirsi in modo che le auto ad alta efficienza siano costruite proprio qui in America. Renderò più facile per il popolo americano l’acquisto di questo tipo di auto. E investirò 150 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni in fonti di energia economiche, e rinnovabili come l’eolico, il solare e la nuova generazione di biocarburanti”. Un sistema che – spiega il candidato – dovrebbe creare “nuove industrie e a cinque milioni di nuovi posti di lavoro ben pagati e che non possono essere de localizzati”.