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Il Giappone e la scappatoia dell’intensità di carbonio

Tokyo ‘annacqua’ la legislazione in materia di lotta ai cambiamenti climatici introducendo uno schema che determini tetti alle emissioni per unità di produzione

(Rinnovabili.it) – Dopo settimane di battaglie intestine sui piani per un sistema di scambio delle emissioni, il Giappone fa marcia indietro e alleggerisce, in un certo senso, il disegno di legge sul clima che dovrebbe essere promulgato in Parlamento entro la metà di giugno.
Le forti resistenze da parte del comparto industriale nipponico hanno fatto sì che il Governo introducesse un sistema che fissa tetti alle emissioni per unità di produzione, consentendo aumenti a tali livelli quando la produzione, appunto, cresce. In realtà Tokyo, come parte della sua strategia verde, aveva già promesso uno schema “cap-and-trade” per definire i limiti massimi del volume emissivo assoluto, che è stata rivista, come spiega lo stesso ministro dell’Ambiente, Sakihito Ozawa, per prendere in considerazione la “carbon intesity” ossia il calcolo delle emissioni di carbonio per unità di ricchezza prodotta. “Abbiamo voluto che la nostra politica climatica fosse compatibile con la crescita economica, per rimuovere i fattori che possono rallentarla, e al tempo stesso di controllare i livelli di biossido di carbonio”, ha affermato Ozawa a margine di una riunione ministeriale. Il governo impiegherà il prossimo anno per elaborare tale legislazione – che sarà distinta dallo schema cap-and-trade – nonostante non sia ancora chiaro se gli obiettivi per l’intensità di carbonio saranno applicati solo ad alcuni settori o semplicemente verranno utilizzati come strumento per impostare i tetti massimi emissivi.
In tema di legge sul clima ricordiamo che il quinto inquinatore al mondo la normativa giapponese vuole ridurre i gas a effetto serra del 25 per cento entro il 2020 partendo dai livelli del 1990, a condizione però che venga raggiunto un accordo globale che definisca l’impegno di tutte gli altri Paesi.

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