L'Oceano Meridionale, che assorbe quasi il 15% del carbonio di origine antropica immesso nell’atmosfera ogni anno, è uno dei principali pozzi di sequestro della CO2. Ma la sua efficacia è in diminuzione
(Rinnovabili.it) – La scoperta arriva dai ricercatori europei del consorzio “Carboocean”:https://www.carboocean.org/, progetto sostenuto con 14,5 milioni di euro di finanziamenti nell’ambito del Sesto programma quadro (6PQ) dell’Unione Europea: il buco dello strato di ozono influisce negativamente sulla capacità del mare di funzionare come serbatoio naturale del carbonio. A tale risultato gli scienziati sono arrivati attraverso la messa a punto di un modello che simula in modo accurato la capacità dell’Oceano Antartico di agire come deposito della CO2 integrando anche le variazioni della concentrazione di ozono stratosferico negli ultimi 34 anni. Nel complesso, lo studio ha attirato l’attenzione su due importanti fenomeni i mari antartici: si è ridotto notevolmente l’assorbimento del diossido di carbonio e l’acidificazione di acque oceaniche di latitudine sud è cresciuto più rapidamente. La diminuzione della funzione di “carbon sink” si attesta sui 2,3 miliardi di tonnellate di carbonio in meno nel sequestro oceanico dal 1987 al 2004. Per il team ciò corrisponde ad un relativo calo di quasi un decimo del potere di assorbimento di carbonio dell’intero sistema oceanico globale. Nel complesso l’obiettivo del progetto è quello di ridurre di un fattore 2 l’incertezza nella quantificazione dei flussi netti degli oceani a scala globale e di un fattore 4 l’incertezza relativa ai flussi in Oceano Atlantico. I risultati, pubblicati ora sulla rivista Geophysical Research Letters, spiegano gli scienziati, contribuiranno a migliorare i futuri modelli sviluppati dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), che valuta i pareri scientifici, e le informazioni socioeconomiche necessarie per la comprensione del rischio cambiamento climatico indotto dall’uomo.