Secondo un modello inglese, nel passato, ai picchi negativi di temperatura corrispondevano i periodi con il più alto numero di eventi catastrofici
Un recente studio, coordinato dallo University College di Londra, ha dimostrato come nel periodo tra l’anno mille e il diciannovesimo secolo tutti i conflitti siano stati causati dall’impatto sull’uomo delle variazioni del clima. La rivista “Proceedings of the National Academy of Science” ha reso pubblica la ricerca in cui sono state prese in esame le variazioni di temperatura tra il 1400 e il 1900 in Europa, e tra il 1000 e il 1900 in Cina, mettendole in relazione con guerre, epidemie e cali demografici negli stessi periodi. Ne è risultato che in presenza di anni di clima particolarmente rigido, la probabilità di guerre raddoppiava (1,94 volte in Europa, 2,24 volte in Asia) rispetto ai periodi di clima mite. “Alla base dello studio – spiegano gli autori – l’ipotesi che i cambiamenti climatici abbiano avuto un effetto diretto sulla produzione agricola, diminuendola sensibilmente. La carestia a sua volta genera conflitti ed epidemie che si riflettono in una riduzione della popolazione globale”. Secondo i ricercatori, le conclusioni della ricerca possono essere rapportate anche agli anni futuri, nonostante un’inversione dei cambiamenti climatici rispetto al passato: “Adesso siamo nella fase più calda del clima degli ultimi due millenni mentre negli anni che abbiamo esaminato eravamo nella ‘piccola era glaciale’ – concludono gli autori – ma entrambe le situazioni hanno effetti diretti sulla produzione di cibo, anche perchè la maggior parte delle popolazioni del mondo vive ancora di un’agricoltura su piccola scala estremamente sensibile alle variazioni climatiche. Anche se ora ci sono istituzioni mondiali più robuste e avanzamenti tecnologici impensabili in passato, la popolazione della Terra è molto più numerosa e i consumi molto più alti, e questo rende il rischio di conseguenze catastrofiche ancora molto alto”. (Fonte Ansa)