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Greenpeace: l’editoria italiana aiuta la deforestazione di Sumatra

(Rinnovabili.it) – Comprare un libro e allo stesso tempo entrare nel meccanismo di distruzione a danno delle foreste di Sumatra e alla sopravvivenza degli oranghi? Sembra impossibile ma è ciò che emerge da una segnalazione di Greenpeace in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino dove l’Associazione sta lanciando “Salvaforeste”, una sorta di hit parade dell’editoria italiana stilata per rilevare e rivelare come la maggior parte dei libri venduti nella nostra penisola siano realizzati con materia prima proveniente dalle foreste dell’isola indonesiana.
L’Italia attualmente risulta il maggiore importatore europeo di carta dall’Indonesia, nonché il miglior cliente della locale _Asia Pulp and Paper (APP),_ il più grande produttore del paese e il secondo al mondo.
Il dato più sconcertante risulta essere la mancanza di informazione a livello degli editori italiani, che ignorano la provenienza della carta che utilizzano, inconsapevoli anche di come la progressiva distruzione di habitat come quello delle foreste indonesiane sia un danno globale gravissimo. Le stime riferiscono come per ogni tonnellata di cellulosa prodotta da APP all’inizio della sua ‘carriera’ nel 2007, vennero emesse *34 tonnellate di CO2*, facendo della penisola il terzo emettitore a livello mondiale di anidride carbonica.
Nel panorama dell’editoria italiana spicca però un dato confortante, segno che forse l’attenzione sta davvero aumentando. Il 18% degli appartenenti al settore hanno scelto di acquistare carta sostenibile aderendo al progetto di Greenpeace “Editori amici delle foreste” tra cui figurano Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi ma solo un 6% acquista carta che viene dalle foreste certificate come 100% sostenibili.
Le percentuali segnalano un triste panorama: il 55% degli editori intervistati ha infatti dichiarato di non avere informazioni sufficienti in merito alla provenienza delle materie prime tra cui importanti gruppi editoriali come Mondadori e RCS Libri, mentre nel restante 20% sono riuniti i ‘cattivi’, coloro i quali non hanno fornito nessuna informazione nonostante i ripetuti richiami, tra cui Feltrinelli.

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