(Rinnovabili.it) – “L’Unione europea ostenta erroneamente il suo 20% come un obiettivo ambizioso, mentre in realtà è solo la metà di ciò che è necessario”. Così Greenpeace, attraverso le parole Alessandro Giannì, direttore delle campagne dell’associazione, commenta la lettera inviata alle Nazioni Unite dalla Ue in cui si conferma l’impegno meno gravoso in termini di riduzione delle emissioni ed un taglio del 30% solo a condizione che gli altri paesi eguaglino lo sforzo.
Per l’organizzazione ambientalista si tratta dell’ennesima occasione persa per riconquistare quella leadership climatica che all’inizio dei negoziati l’Unione poteva vantare. “L’Ue – commenta Giannì – sta cominciando a diventare un disco rotto. L’unico modo in cui può avere un peso sullo scenario internazionale è aumentare incondizionatamente al 30% i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Ciò spingerebbe i Paesi industrializzati verso quel 40% di riduzione globale che la ricerca scientifica indica come necessaria per salvare il clima del Pianeta”.
Intanto il tempo si accorcia, come previsto dal cosiddetto “Accordo di Copenaghen”, patto non vincolante, i governi dovranno mettere sul tavolo i loro impegni di riduzione delle emissioni per il 2020 entro il 31 gennaio.