Pubblicato oggi il report China 2010 Wind Power Outlook che mette in evidenza il potenziale di Pechino nella corsa a leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili. Se ben sviluppato, solo grazie al vento cinese si potrebbero sostituire 200 centrali a carbone
(Rinnovabili.it) – Se c’è una cosa in cui crede fortemente la Cina è nello sviluppo nazionale e la strada che attende la Repubblica Popolare sembra essere ampia abbastanza per superare anche le aspettative più ottimistiche. Lo dimostra il settore energetico in primis, dove gli sforzi congiunti di governo e società private stanno dando nuova forma al comparto. Le potenzialità non mancano, soprattutto nell’ambito dell’energia eolica, area di crescita privilegiata per il gigante asiatico. Un dato avvalorato anche dal rapporto “China Wind Power Outlook 2010”:https://www.greenpeace.org/raw/content/china/en/press/reports/wind-power-report-english-2010.pdf, documento redatto da Greenpeace congiuntamente con la cinese Renewable Energy Industries Association (CREIA) e il Global Wind Energy Council (GWEC) e nelle cui pagine emergono previsioni interessanti. Il vento cinese, secondo il report, potrebbe aiutare a raggiungere nel 2020 i *230 GW di capacità installata,* vale a dire 13 volte la capacità attuale dell’immensa e discussa Diga delle Tre Gole.
I confronti fanno sfigurare anche la potenza delle fonti fossili. In un decennio le istallazioni eoliche potrebbero raggiungere la produzione elettrica annua di 464,9 TWh andando a sostituire ben 200 centrali a carbone.
“La rapidità di sviluppo eolico della Cina, è notevole”, ha commentato Steve Sawyer, segretario generale della GWEC. “Nel 2005, solo una società cinese appariva tra i primi 15 produttori mondiali di energia dal vento. Oggi, sono divenuti cinque”. In termini di capacità globale Pechino è oggi al secondo posto nella classifica mondiale con i suoi 25,8 GW, di cui 13,8 aggiunti nel solo 2009. Non stupiscono allora le previsioni stilate nel rapporto China Wind Power Outlook 2010, che vedono nell’arco di questo decennio il raggiungimento di una capacità compresa tra i 150 e 230 GW, ottenibile però “solo con l’attuazione di politiche di incentivazione efficaci e con una completa revisione della rete nazionale”, ha spiegato Yang Ailun, responsabile clima ed energia di Greenpeace.
Rispetto alle multinazionali, molte aziende cinesi sono, infatti, giovani e mancano di una solida base per la ricerca e sviluppo. Inoltre, nonostante una politica energetica rinnovabile che impone ai gestori delle infrastrutture elettriche l’acquisto di tutta l’energia prodotta dagli impianti eolici, l’accesso alla rete è spesso frenato da infrastrutture instabili e obsolete. Greenpeace chiede che il governo nazionale attui un piano chiaro e definitivo a lungo termine per l’energia eolica che comprenda un obiettivo ambizioso e incentivi dedicati. “I vantaggi del vento non sono mai stati più evidenti – la riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento, lo sviluppo sostenibile, la riduzione della povertà nelle regioni storicamente rurali, ecc”, ha detto Yang. “La Cina è a un bivio. Si può scegliere tra lo sporco e pericoloso mondo del carbone e dei combustibili fossili o il nuovo e pulito futuro promesso dal vento. La risposta è ovvia”.