(Rinnovabili.it) – La popolazione del Niger, paese povero dell’Africa nord-occidentale, è costantemente minacciato dalla presenza di siti per l’estrazione di uranio controllati dalla società Areva, leader dell’energia nucleare.
Grazie alla collaborazione del laboratorio francese indipendente CRIIRAD e della rete di ONG ROTAB Greenpeace ha potuto monitorare la radioattività di acqua, aria e terra nei dintorni di due cittadine a pochi chilometri di distanza dalle miniere segnalando, in un “rapporto”:https://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/niger-areva dettagliato, livelli di contaminazione davvero spaventosi.
“La radioattività crea più povertà perché causa molte vittime. Ogni giorno che passa siamo esposti alle radiazioni e continuiamo a essere circondati da aria avvelenata, terra e acqua inquinate, mentre Areva fattura centinaia di milioni di dollari grazie alle nostre risorse naturali” testimonia Almoustapha Alhacen, Presidente della Ong locale Aghir in’Man.
Durante le analisi dell’acqua i limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono risultati superiori 4 volte su 5 ma, nonostante la pericolosità, la risorsa viene distribuita alla popolazione danneggiando ulteriormente le già precarie condizioni di salute di popolazioni che vivono a stretto contatto con inquinanti altamente pericolosi: la costante esposizione alla radioattività sta creando problemi alle vie respiratorie aumentando il tasso di mortalità per malattie polmonari e a carico di tutto l’apparato, con tassi percentuali che risultano essere due volte superiori rispetto alle altre zone del paese. Molti stanno anche accusando la società e gli ospedali di aver occultato numerosi casi di cancro per non screditare la posizione di Areva. “Sono paesi come il Niger a scontare la follia nucleare dell’occidente. – ha sottolineato Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace – Anche l’Italia si appresta a costruire le sue centrali con Areva e questo è l’ennesimo drammatico risvolto dell’atomo”.
Areva, sostiene l’associazione, ha quindi portato al Niger solo problemi visto che, nonostante il paese risulti il terzo produttore mondiale di uranio rimane una delle economie più arretrate, con il pericolo che venga presto realizzata una terza miniera vicina alle due già esistenti.
Greenpeace attraverso il rapporto redatto chiede alla società di venire allo scoperto e di smetterla di difendersi dietro campagne di salvaguardia ambientale procedendo ad analisi che chiariscano realmente la situazione del Niger, provvedendo ad una adeguata decontaminazione dei siti e delle aree interessate, attivando dei controlli sulle procedure che testimonino il cambio di rotta verso la salvaguardia dell’ambiente e delle popolazioni autoctone.