Rinnovabili

Greenpeace: il confinamento della CO2 è un’illusione

Sempre più Nazioni stanno mettendo in atto programmi per lo sviluppo del CCS ovvero le tecniche di cattura e stoccaggio di CO2, come strategie per combattere il riscaldamento globale. Una via sbagliata secondo Greenpeace che esce oggi con il nuovo rapporto “Il confinamento della CO2: un’illusione”. Sostenitrice di soluzioni energetiche sostenibili come efficienza energetica e rinnovabili, l’Associazione fa il punto della situazione spiegando come ad oggi la tecnologia CCS non abbia ancora dimostrato di poter funzionare rendendosi commercialmente disponibile solo dopo il 2030; troppo tardi quindi per salvare la Terra da una crisi climatica già annunciata. “La CCS è una semplice truffa” afferma Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Voler puntare su una tecnologia immatura, ignorando fonti pulite già oggi disponibili, è ingiustificabile. Il compito del Governo e dell’industria è ridurre le emissioni di gas serra, non trovare scuse per continuare a produrle come se nulla fosse. Le Alpi hanno già perso il 40% in massa dei propri ghiacciai”. Secondo Greenpeace la CCS viene utilizzata strumentalmente dall’industria del carbone e dalle aziende elettriche solo al fine di giustificare la costruzione di nuove centrali a carbone. “I problemi da risolvere sono ancora molti. – dichiara Tedesco – Il Rapporto di Greenpeace mostra, infatti, che le perdite in termini di efficienza rispetto a un impianto sprovvisto di CCS sono notevoli, tali da annullare i miglioramenti degli ultimi 50 anni. La CCS potrebbe inoltre far raddoppiare i costi delle centrali, con aumenti nel prezzo dell’elettricità stimati del 20-90%. Una fuga di emissioni pari ad appena l’1% potrebbe invece compromettere qualsiasi beneficio per il clima nel lungo periodo”.

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