“Se il mondo fosse una banca lo avreste già salvato” titolava lo striscione con cui 30 attivisti di Greenpeace hanno manifestato davanti la Cancelleria di Berlino. La capitale tedesca è stata difatti la sede del vertice “anti-crisi” che ha visto riuniti i leader europei impegnati nei preparativi del prossimo G20. Ed è a loro che va il messaggio con cui l’associazione ambientalista sottolinea la necessità di un New Deal verde che vada incontro sia alla crisi economica che a quella ecologica del pianeta. Afferma Karsten Smid, Greenpeace Climate Campaigner: “Nel tentativo di salvare l’economia, i nostri leader hanno l’opportunità di sviluppare un piano di stimolo che tagli le emissioni di gas serra e crei centinaia di migliaia di posti di lavoro verdi. Se invece si sceglierà un futuro energetico sporco e pericoloso, la conseguente crisi climatica farà sembrare le difficoltà economiche di oggi insignificanti”.
La richiesta di Greenpeace è che l’Europa prenda in mano la situazione in vista del prossimo vertice ONU, investendo in una ripresa verde dell’economia, e versando circa 35 miliardi di euro l’anno per aiutare le economie in via di sviluppo a ridurre le proprie emissioni di gas serra, proteggere le foreste tropicali e mettere in atto misure di adattamento nei confronti dei cambiamenti climatici. La cifra rappresenterebbe la quota UE di fondo mondiale di 110 miliardi annui, che a partire da oggi fino al 2020 tutti i paesi sviluppati dovrebbero contribuire a finanziare, in parte con il sistema di tariffazione legato alle emissioni inquinati. Secondo l’associazione, il fondo dovrebbe essere così ripartito: 30 miliardi di euro all’anno per fermare la deforestazione attraverso un fondo apposito; 40 miliardi di euro all’anno per traghettare i Paesi in via di sviluppo verso un’economia a bassa emissione di carbonio; 40 miliardi di euro all’anno per aiutare i Paesi più vulnerabili ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici.
“Gli investimenti nella protezione delle foreste e in tecnologie pulite – conclude Smid – sono quelli più efficaci per ridurre le emissioni di gas serra. O i nostri leader mettono sul piatto questi investimenti, o la crisi economica sarà presto seguita da un disastro ecologico globale a cui seguiranno altre crisi economiche ben peggiori dell’attuale”.