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Greenpeace: 5 centrali occupate per smuovere il G8

Questa mattina all’alba anche l’impianto di Torre Valdaliga Nord è stato occupato dagli attivisti dell’associazione ambientalista che non esita a definire "deludenti" i risultati raggiunti ieri i leader del G8

(Rinnovabili.it) – “G8: lead on climate”, “G8: stop this”, “Energy Revolution = Green Jobs” questi gli slogan sventolanti dalle quattro centrali elettriche a carbone che dalle prime ore di ieri mattina sono state occupate da un centinaio di attivisti di “Greenpeace”:https://www.greenpeace.org/italy/, provenienti da 18 nazioni diverse e latori di un semplice monito: che questo G8 non si traduca solo in sterili chiacchiere da politico ma in decisioni ambiziose da leader. Una differenza neanche troppo sottile e che ha spinto gli ambientalisti all’azione occupando i nastri di trasporto e scalando ciminiere e gru delle centrali di Brindisi, Marghera, Vado Ligure e di Porto Tolle, la struttura che il Governo Italiano vuole riconvertire a carbone. Alle quattro si è aggiunto oggi il nuovo impianto a carbone Enel di Torre Valdaliga Nord, presso Civitavecchia, dove la polizia ha fermato per identificazione membri dello staff di Greenpeace e video operatori all’esterno della centrale.
L’azione dimostrativa se da un lato ha raccolto la solidarietà dei comitati locali di cittadini ha trovato l’opposizione dei lavoratori. Alla centrale Enel di Porto Tolle gli operai hanno espresso il loro dissenso: “Greenpeace rinfaccia la scelta di incrementare la produzione di energia elettrica con le centrali a carbone, ma non dice che la conversione a carbone pulito della centrale di Porto Tolle toglierà dall’atmosfera 2,1 milioni di tonnellate di CO2, cioè il 18% in meno – in linea con le politiche comunitarie del ’20-20-20′ al 2020 – rispetto all’attuale assetto dell’impianto Enel, alimentato ad olio combustibile”.

Intanto l’operazione continua raccogliendo anche il consenso delle associazioni ambientaliste di zona, così come continuano i messaggi diretti agli Otto: “Riferendosi a un generico accordo sul clima per contenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi senza un piano, investimenti e obiettivi – commenta da L’Aquila il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio – il G8 non aiuterà a uscire dal vicolo cieco nel quale sono arenati i negoziati sul clima delle Nazioni Unite”.
Le richieste che l’associazione fa ai Paesi del G8, oltre al contenimento della temperatura mondiale, sono: l’assicurazione che le emissioni globali raggiungano un massimo nel 2015, per poi ridursi a zero entro il 2050; il taglio dei gas serra del 40%, rispetto ai valori del 1990, entro il 2020; l’investimento ogni anno di 106 milioni di dollari (74 milioni di euro), dei 140 milioni necessari, nei Paesi in Via di Sviluppo per garantire che vengano messe in atto le misure di adattamento e lotta ai cambiamenti climatici, compresa la difesa delle grandi foreste del pianeta; l’impegno immediato a realizzare un meccanismo finanziario che fermi la deforestazione, e le emissioni di CO2 associate, in tutti i Paesi in via di sviluppo e che raggiunga entro il 2015 il livello di “deforestazione zero” in Amazzonia, Indonesia e Congo.