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Greenpeace, 160 attivisti invitano le aziende a scegliere la green economy

Incatenati al portone del Centro Congressi hanno deciso di bloccare il passaggio dei rappresentanti delle aziende che ad oggi ancora pensano che la riduzione delle emissioni del comparto industriale sia cosa di poco conto per rallentare la minaccia legata al global warming

(Rinnovabili.it) – Un gruppo composto da oltre 160 attivisti che fanno capo a Greenpeace Spagna si sono incatenati per protesta al portone di ingresso del Palazzo dei Congressi in occasione dello svolgimento dell’European Business Summit per _controllarne_ simbolicamente l’accesso, lasciando passare solo i rappresentanti della aziende che appoggiano la normativa UE sulla riduzione degli inquinanti del 30% e impedendo l’ingresso alle altre aziende.
Greenpeace ha preso di mira questo incontro specifico, dal titolo _“Europe in the world: leading or lagging”_ per evidenziare il ruolo positivo di alcuni nel processo di transizione verso la green economy e non hanno perso occasione per invitare i meno virtuosi ad impegnarsi al più presto a favore della riduzione delle emissioni e degli inquinanti.

“Il settore delle imprese ha una grande influenza nella classe politica e non possiamo permettere che siano i loro interessi e quelli dei settori collegati all’impiego di combustibili fossili a definire la politica europea. E’ tempo di seguire l’esempio di aziende che utilizzano la loro influenza per favorire decisioni politiche come quelle per la riduzione del 30% delle emissioni dell’UE entro il 2020, che non solo contribuiranno alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma garantiranno il passaggio alla sola economia possibile per il futuro, l’economia verde”, ha detto Aida Vila, responsabile di Greenpeace per la campagna sul cambiamento climatico. In questo senso, Greenpeace ha chiesto alle società europee di prendere esempio dalle aziende più virtuose e parlare pubblicamente in favore di un impegno europeo per ridurre le emissioni del 30% entro il 2020, non solo come segnale di un nuovo percorso verso un sistema produttivo ed economico che garantisca la competitività del UE in futuro, ma anche come un passo necessario per rispettare gli impegni internazionali di riduzione delle emissioni del 40%, ritenuto necessario per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 °C.