(Rinnovabili.it) – Spazi urbani energeticamente autosufficienti ed efficienti, in cui edifici e mezzi di trasporto saranno progettati per avere consumi ridottissimi e un minor impatto sull’ambiente naturale. Insediamenti urbani che dovranno essere riqualificati per trasformarsi, alla data del 2020, in “nearly zero energy buildings”. Prospettive di una vera e propria “rivoluzione verde” che sono state al centro del Convegno *Green City, una sfida possibile* organizzato ieri da Rinnovabili.it e da Ises Italia nell’ambito del “SAIE”:https://www.rinnovabili.it/saie-2010-4-giorni-per-guardare-nel-futuro-delledilizia-403357, il Salone Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia di Bologna. Un tavolo di confronto a cui hanno preso parte il mondo dell’imprenditoria ma anche quello delle istituzioni pubbliche e politiche, con un unico grande obiettivo: tracciare i contorni della città del futuro, della sua fisionomia energetica e degli standard di sostenibilità e vivibilità urbana.
Un quadro di analisi che ha visto interventi su piani differenti, dal ruolo della politica nelle strategie di sostenibilità urbana, con l’intervento di *Antonio Vizzaccaro* che ha ricordato la parte svolta dalla Commissione Ambiente della Camera nel processo di trasformazione della qualità ambientale delle città italiane, alle nuove frontiere degli edifici e delle città “intelligenti”, passando per l’analisi del ruolo strategico degli incentivi e dei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili anche su scala urbana. Interventi che sono partiti da una unica grande considerazione di fondo: più di un terzo dei consumi energetici del nostro Paese è associato al settore civile e quindi è legato ai nostri insediamenti urbani. Di questo amministratori, progettisti ma soprattutto utenti finali e cittadini dovranno essere coscienti per consentire anche al nostro Paese di vincere la sfida della realizzazione di città a impatto zero, lasciandosi alle spalle modelli energivori di metropoli che hanno già dimostrato tutti i loro limiti. Città che, come ha ricordato ieri il consigliere di Ises Italia *Paolo Tabarelli de Fatis*, in molti casi assorbono più del 50% dell’energia disponibile, un dato che rende indispensabile dotarsi di nuovi strumenti per diminuire i consumi urbani. Strumenti, che come ricordava lo stesso consigliere Ises sono stati applicati con successo in città come Amburgo e Stoccolma e che, ad esempio nel caso di Roma, hanno guidato l’elaborazione del Masterplan con il quale Jeremy Rifkin vorrebbe rivoluzionare in chiave sostenibile il profilo della città eterna.
Una riflessione che non poteva non passare anche attraverso la lente del risparmio, quello energetico ed economico, volano di un comparto che sta crescendo notevolmente in Italia e che sta portando sempre più cittadini ad adottare uno stile di consumo più critico, con piccoli ma importanti passi in avanti nelle scelte degli acquisti e una maggiore consapevolezza del valore aggiunto delle certificazioni energetiche. Una consapevolezza che dovrà essere maggiormente rafforzata anche per “comunicare l’efficienza” e far sì che le “Green City” del futuro siano innanzitutto luoghi in cui il primo elemento ad essere rinnovato sia la cultura dell’abitare, del vivere e del consumare. Una sfida che dovrà portare amministratori, cittadini e mondo delle imprese a ripensare il modello d’intervento, spostando l’attenzione dalle performance energetiche dei singoli edifici alle prestazioni degli interi insediamenti urbani per ridisegnare un nuovo standard qualitativo che garantisca alte prestazioni energetiche e un complesso di condizioni di sostenibilità urbana per il cittadino. Un rinnovamento necessario e urgente di cui, nel convegno di ieri, sono stati analizzati tutti i possibili “ingredienti”.
Un “ritratto” di come potranno essere tra qualche anno le nostre città, le “Smart City”, lo ha fornito, nel corso dell’incontro di ieri, *Sonia Sandei* che, per conto di Enel Green Power, ha analizzato proprio alcuni degli ingredienti della città futura, come le smart grid e gli smart building. Un intervento in cui sono state delineate le nuove sfide con cui l’Unione Europea ha avviato il progetto Smart City, i cui maggiori obiettivi sono la creazione delle condizioni per attivare il mercato di massa verso l’adozione di tecnologie di efficienza energetica per edifici, reti energetiche e sistemi di trasporto a basse emissioni di carbonio. Ne consegue una possibile riduzione del 40% delle emissioni di gas ad effetto serra. Bisogna quindi varare in fretta una nuova strategia che punti dritto verso una distribuzione ed uno uso più razionale dell’energia entro la data strategica del 2020. Sandei ha poi ricordato lo specifico contributo che Enel sta fornendo alla realizzazione del “progetto città” con i rilevanti investimenti, ad esempio, nel campo dell’efficienza energetica, dei contatori intelligenti oltre che nel comparto della mobilità elettrica e dell’illuminazione pubblica, cooperando al realizzamento di una città che non sarà, quindi, solo “intelligente” ma che potrà essere anche economicamente sostenibile.
Un’analisi, quella sui benefici economici dell’utilizzo di nuovi strumenti, tecnologie e sistemi, che non è sfuggita a *Luca Benedetti*, responsabile unità studi del GSE, che ha dettagliatamente analizzato il ruolo degli incentivi economici nelle strategie di sostenibilità urbana, con un focus, in particolare sull’incentivazione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico. Benedetti ha quindi fotografato la situazione italiana con particolare riferimento al mercato dei certificati verdi, alle tariffe onnicomprensive e alle nuove previsioni del Conto Energia. Proprio citando le tariffe del nuovo Conto Energia Benedetti ha ricordato come tra le novità più importanti e significative apportate al nuovo regime di incentivazioni per l’utente finale ci sia stata l’introduzione di ulteriori premi per le caratteristiche innovative del fotovoltaico integrato e per l’istallazione di impianti solari a concentrazione, due tecnologie molto interessanti per le possibili utilizzazioni all’interno dei contesti urbani. Il responsabile unità studi del GSE è poi passato ad analizzare nel dettaglio anche la produzione lorda di energia elettrica da FER in Italia, dal 2000 al 2009, ricordando gli obiettivi intermedi che l’Italia dovrà realizzare in vista del raggiungimento del target del 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020.
L’analisi del convegno che si è tenuto nella cornice della 46esima edizione del Saie si è poi allargata anche all’approvvigionamento energetico delle città del futuro in chiave sostenibile. Energia rinnovabile che potrebbe arrivare, ad esempio, direttamente dal calore della terra. Proprio sulle possibili applicazioni degli impianti geotermici su scala urbana si è concentrata l’analisi di *Giancalo Passaleva*, presidente dell’Unione Geotermica Italiana. Passaleva, ricordando che purtroppo ancora in Italia il calore della terra è una fonte energetica poco sfruttata per usi civili nonostante l’enorme potenziale, ha sottolineato come esita nel sottosuolo italiano, una enorme riserva di calore che può essere direttamente utilizzato per molte applicazioni. Il presidente dell’Unione Geotermica Italiana, tracciando un’approfondita panoramica della disponibilità di questa fonte su tutto il territorio nazionale, ha richiamato l’attenzione proprio sulle grandi potenzialità di questa tecnologia in edilizia sia nei confronti delle esigenze elettriche che di quelle termiche. Una fonte rinnovabile che, dal punto di vista economico, al valore attuale dei combustibili (gas o gasolio), consente il rientro del maggior investimento di impianto, rispetto ad un impianto tradizionale a caldaia, entro 5 – 8 anni, garantendo successivamente un risparmio netto pari al costo annuo del combustibile necessario per alimentare la stessa caldaia e, se l’impianto di distribuzione interno lo consente, si può ottenere a basso costo anche il condizionamento estivo.
Una fonte energetica, quella geotermica, che nei prossimi anni potrà essere sfruttata con sempre maggiore interesse come già oggi accade per un’altra fonte nobile: il sole. E proprio delle nuove frontiere dell’integrazione solare in edilizia si è invece occupato l’amministratore delegato di Tegola Canadese, *Fulvio Cappelli* che, partendo da una rassegna dei pericoli generati dall’uso poco attento del fotovoltaico sul territorio, è passato ad analizzare l’impatto architettonico delle attuali installazioni di impianti fotovoltaici, sia sui tetti che a terra, con riferimento anche alle indicazioni dettate dal nuovo Conto Energia 2011-2013. Cappelli ha anche passato in rassegna le nuove frontiere dell’integrazione degli impianti fotovoltaici sugli edifici, e gli sforzi per individuare una nuova estetica che coinvolga e usi il fotovoltaico non solo come fonte di energia elettrica. Rimanendo sempre nel comparto fotovoltaico altro intervento di grande rilievo, durante l’incontro di ieri, è stato quello dell’amministratore delegato di Schuco Italia, *Roberto Brovazzo* che ha illustrato le nuove potenzialità del nuovo prodotto a film sottile con il quale possono essere realizzate facciate continue, trasparenti e finestrature che sfruttano meglio l’irraggiamento solare e che, oltre a essere realizzate in grandi formati, possono anche essere decorate e colorate per integrarsi perfettamente nel contesto urbano. Un prodotto che fa subito pensare come “la pelle” dell’edificio non sia più da considerare solo come una tamponatura ma un elemento “energeticamente attivo” che rappresenta un ottimo investimento per il futuro. Un futuro in cui l’a.d. di Schuco Italia vede la “ristrutturazione energetica” degli edifici esistenti come la principale opportunità di sviluppo di questi sistemi nelle nostre città.
Ma la vera sfida delle “Green City” del futuro non si giocherà solo nell’uso di energie prodotte da fonti rinnovabili ma soprattutto su un loro uso consapevole e razionale. E quando si fa riferimento alla razionalizzazione dei consumi non si può non pensare a uno dei settori, come l’illuminazione pubblica, che per molti anni, ha fatto dello spreco la sua voce di maggiore costo. Su questo e sui sistemi che invece sempre di più le pubbliche amministrazioni adottano per ridurre l’impatto dell’illuminazione nelle voci dei bilanci economici ed ambientali si è concentrato *Davide Zanzi*, responsabile marketing domotica e terziario di BTicino. Zanzi ha ricordato innanzitutto i vincoli disposti in ambito comunitario facendo riferimento al via libera dato dalla Commissione Europea, ad “un piano d’azione che prevede obiettivi ambiziosi da perseguirsi entro il 2020 e in particolare la riduzione del 20% dei consumi energetici e delle emissioni di gas ad effetto serra”. Un piano supportato dalla successiva emanazione di una direttiva che ha come obiettivo la promozione e il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici. Zanzi ha poi ricordato che “gli eccessivi consumi di energia e gli elevati costi di gestione possono essere razionalizzati grazie all’introduzione di un sistema intelligente per la gestione efficiente dell’illuminazione, Lighting Management, i cui principali benefici sono ad esempio la riduzione dei consumi energetici (fino al 75% secondo UNI EN 15193), la riduzione dei costi operativi (con tempi di ritorno economico compresi tra 6 mesi e 5 anni), la maggiore sostenibilità ambientale ma anche il rispetto delle direttive”.
Un’analisi che, dopo aver preso in considerazione molti degli elementi fondamentali per la realizzazione di un nuovo modello di pianificazione e progettazione urbana, è stata completata anche dal quadro fornito da *Mario Zoccatelli*, Presidente di GBC Italia che ha ricordato il grande valore e il ruolo sempre più strategico che stanno assumendo, anche nel nostro Paese, la certificazione energetica e la certificazione ambientale, due elementi che costituiranno la vera carta d’identità dei green building.
Un futuro che porterà tutti, decisori politici, amministratori e cittadini, come ha ricordato il direttore di Rinnovabili.it *Mauro Spagnolo*, ad avere sempre più consapevolezza delle problematiche energetiche nell’edilizia. Una consapevolezza crescente che rappresenta una delle più importanti conquiste dalle società industrializzate. “Solo attraverso un’attenta progettazione sostenibile che riguardi metodiche, sistemi, tecnologie e materiali – ha ricordato Spagnolo – si potranno raggiungere risultati soddisfacenti”. Ma se la rotta sembra essere stata tracciata ora saranno proprio decisori politici, aziende e cittadini a doversi impegnare per rendere possibile vincere la sfida di far diventare “green”, e realmente sostenibili, anche le nostre città del futuro. (di Lavinia Carli)