PV-21, questo il nome del progetto che un gruppo di ricercatori britannici, guidati da esperti della Durham University, ha varato in questi giorni. Con un costo di più di sei milioni di sterline, finanziate dall´Engineering and Physical Sciences Research Council, il programma comincerà in aprile, durerà quattro anni e sarà dedicato alla realizzazione di celle a film sottile, per l’assorbimento della radiazione solare da impiegare nelle cellule fotovoltaiche a partire da materiali disponibili e sostenibili. Allo stato attuale, le celle fotovoltaiche – utilizzate per convertire la radiazione luminosa in elettricità – sono prodotte utilizzando componenti rari e costosi, come per esempio l’indio, un metallo che costa circa 660 dollari al chilogrammo. Per abbassare in modo drastico il costo della produzione delle celle solari, il gruppo di ricerca punta alla riduzione dello spessore delle celle. “Creare semiconduttori sottili da un micron per celle solari che generano un gigawatt di potenza potrebbe far risparmiare 50 tonnellate di materiali”, si legge in un comunicato della Durham University. I ricercatori sperimenteranno l’uso di materiali sostenibili ed a basso costo per la produzione di celle solari, ma anche coloranti e nanotecnologie e silicio ultrasottile per assorbire una quantità di energia solare maggiore. “Attualmente occorrono decine di tonnellate di materiali molto rari e costosi per poter instaurare una produzione su ampia scala di celle solari in grado di sostenere un fabbisogno massiccio”, hanno spiegato i coordinatori del progetto. “L’uso di alcuni materiali potrebbe non essere più sostenibile entro 20 anni, ed è per tale motivo che occorre portare avanti una ricerca su materiali alternativi che siano meno costosi da acquistare: in questo rappresentiamo il gruppo di ricerca più avanti nella ricerca delle celle solari ultrasottili, che necessitano di una minore quantità di materiale”. PV-21 si svolge nell’ambito dell’iniziativa Supergen e coinvolge 8 università della Gran Bretagna (Durham, Bangor, Bath, Cranfield, Edinburgh, Imperial College London, Northumbria e Southampton) ed alcuni partner industriali, a conferma del fatto che le energie pulite interessano tanto ai gruppi privati quanto al mondo della ricerca accademica. (fonte Durham University)