Rinnovabili

GOSAT, sentinella di controllo dei gas serra

Rinviato il lancio previsto per questa notte, a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli, del satellite GOSAT (Greenhouse Gases Observing Satellite) il cui obiettivo è quello di effettuare la misurazione delle concentrazioni di gas serra, in particolare anidride carbonica e metano. L’aspetto più innovativo dell’intera operazione, però, non è la possibilità in sé di misurare le concentrazioni di CO2 e CH4, ma è la capacità di riuscire ad effettuare tali misurazioni a livello globale. Il satellite infatti, proiettato nello spazio si sistemerà in orbita a 650 chilometri dalla superficie terrestre e da lì agirà come un potente e capillare scanner per misurare la densità delle emissioni dei due gas incriminati su tutto il prezioso e delicato involucro atmosferico che avvolge il nostro pianeta; soprattutto verranno misurate per la prima volta anche le emissioni del Sud del mondo e la concentrazione al di sopra dei mari. Ciò non è stato possibile fino ad oggi a causa della mancata omogeneità di distribuzione dei 282 punti di osservazione e misurazione dei gas climalteranti sulla superficie del Pianeta. Tali sistemi di monitoraggio della CO2 e CH4, infatti, sono tutt’oggi collocati limitatamente ad alcune aree, lasciando scoperte vaste aree e in alcuni casi anche interi continenti rendendo impossibile la stima complessiva della concentrazione degli inquinanti.
Il lancio del satellite Ibuki, nome originario giapponese che significa ‘respiro’, ormai previsto per i prossimi giorni dal Tanegashima Space Center, nasce su iniziativa dell’agenzia aerospaziale Jaxa (Japan Aerospace Exploration Agency), del Ministero dell’Ambiente e del NIES (National Institute for Environmental Studies) nipponici. Dal punto di vista tecnologico, in linea di principio, la rilevazione delle concentrazioni dei gas verrà effettuata mediante due sensori che effettueranno la valutazione dell’intensità dei raggi infrarossi riflessi dalla Terra; infatti, poiché i differenti gas assorbono gli infrarossi in modo selettivo, la loro concentrazione può essere determinata dal valore dell’assorbimento della radiazione riflessa. I dati acquisiti verranno poi inviati a terra e resi disponibili gratuitamente via internet ai ricercatori.
Non solo, questi verranno confrontati con i dati ottenuti dalle stazioni di terra e arricchiti quindi da modelli di simulazione permettendo una descrizione accurata dello stato di salute chimica dell’atmosfera. Il costo della missione è di 35 miliardi di yen, circa 281 milioni di euro, pari quasi al valore scientifico della stessa, infatti i risultati ottenibili potrebbero consentire in futuro di calibrare meglio le contromisure tecnologiche, ambientali ed economiche da adottare per fronteggiare l’effetto serra, fornendo uno strumento di valutazione più oggettivo e consistente ai decisori politici che si occuperanno di varare le nuove direttive post-Kyoto.

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