Centri d’elaborazione dati galleggianti, alimentati dall’energia del moto ondoso e raffreddati dall’acqua dell’oceano. E’ l’ultima idea presentata dall’azienda di Mountain View ed ora in attesa di brevetto. Dopo aver investito nell’energia solare e nella geotermia Google punta alle possibilità offerte dall’oceano spiegandone le caratteristiche: delle vere e proprie piattaforme poste in mezzo al mare a 3-7 miglia dalla costa, in 50-70 metri d’acqua, e riempite di container contenenti server, sistemi di storage e altre tecnologie di rete. La finalità è presto detta: i data center galleggianti avrebbero, infatti, il pregio di poter essere portati vicino agli utenti, in modo tale che l’attività di rete possa essere bilanciata e confinata ad aree locali.
Potrebbero essere usati in caso di emergenza per sostituire o per affiancare i sistemi tradizionali di trasmissione dei dati. Inoltre l’alimentazione da fonti rinnovabili, in questo caso dall’energia generata dalle onde oceaniche ridurrebbe in maniera considerevole l’impronta ecologica. Per ottenere ciò gli ingegneri a capo del progetto puntano sulla tecnologia dei famosi “serpentoni marini” “Pelamis”:https://www.rinnovabili.it/portogallo-2000-famiglie-avranno-energia-elettrica-dal-moto-ondoso, a cui associare delle turbine eoliche che diano energia al sistema di pompaggio dell’acqua marina. Quest’ultima verrebbe quindi utilizzata in scambiatori di calore per raffreddare i server.
Se perfezionato, questo approccio potrebbe essere utilizzato per costruire centri d’elaborazione dati da 40 MW energeticamente autosufficienti.