Rinnovabili

Going for Green: le sfide per il futuro

Si è svolto ieri a Roma il seminario Italia-UK, primo di tre appuntamenti organizzati dall’Ambasciata britannica, in collaborazione con il Kyoto Club, nell’ambito della campagna _“Going for green”._ Ospiti della giornata importanti esperti e decisori italiani e britannici che hanno avuto libertà di confrontarsi sulle sfide e soluzioni nazionali ed internazionali per un futuro sostenibile nella splendida cornice della Residenza dell’Ambasciatore Britannico di Villa Wolkonsky.
A fare gli onori di casa Robert Deane, Incaricato d’Affari dell’Ambasciata, che ha sottolineato come l’evento volesse essere un segnale tangibile dell’impegno assunto dal Governo britannico a favore di un futuro low-carbon che poggi su basi sostenibili con un’economia meno esposta alle volubilità del mercato energetico. A garanzia di tale impegno basti ricordare come all’insediamento del nuovo Governo, il primo ministro inglese David Cameron ha promesso che il suo “sarà il governo più ‘verde’ della storia britannica” e che la “Green Economy è, e continuerà ad essere, parte fondamentale della strategia per la crescita del Governo britannico”.

*_L’economia a basso tenore di carbonio: verso la direzione giusta?_*
A questa domanda hanno provato a rispondere Chris Dodwell, Capo della Politica di Mitigazione, Department for Energy and Climate Change e Corrado Clini, Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente, del Territorio e della Tutela del Mare.

Dodwell ha sottolineato orgogliosamente come il Regno Unito è il primo paese dell’Unione Europea ad aver trasformato in obbligo di legge il proprio impegno alla riduzione, per una quota maggiore rispetto a quanto stabilito in sede europea, delle emissioni di gas a effetto serra: “il Climate change bill costituisce un atto concreto a testimonianza dell’impegno e dell’importanza attribuita da Londra alla mitigazione delle proprie emissioni di CO2, che entro il 2050 dovranno scendere almeno dell’80% rispetto ai valori del 1990”.
Obiettivo fondamentale sarà quello di stabilire un’agenda chiara per l’Europa ed il Regno Unito vuole dar vita ad una politica europea sui cambiamenti climatici che si avvalga dell’agenda per l’Europa del Governo di coalizione, promuovendo un futuro europeo a basso tenore di carbonio. Ma altrettanto importante è quanto si realizza a livello nazionale; il Regno Unito al pari dell’Italia sarà fortemente concentrato sulla riduzione del proprio impatto ambientale.

Corrado Clini, ha esposto come in questo contesto “il Protocollo di Kyoto non ha funzionato” ritenendo che “ora ci vogliono politiche e regole globali che siano efficienti nella riduzione dei consumi di combustibili fossili, ossia carbone, gas e olio e nella promozioni di fonti alternative: le rinnovabili ed il nucleare”. Tuttavia, le regole internazionali, ha proseguito, “devono essere condivise da tutti i principali attori del mercato a cominciare dagli Stati Uniti e dalla Cina, mentre il protocollo di Kyoto nel format attuale riguarda solo principalmente i paesi Europei, il Canada ed il Giappone”.

Clini si interroga sull’esistenza di “quale coerenza tra le politiche d’investimento in esplorazione per risorse che dureranno al più 50anni con l’obiettivo e la necessità di riduzione delle fonti fossili”.
“La mancanza in Europa”, continua il Direttore Generale, “di una politica fiscale comune e di una posizione comune in tema di energia nucleare fa si che si alimentino incertezze e ritardi”. Per quanto riguarda il nucleare, Clini dichiara, in un intervista posteriore al suo intervento, di non avere dubbi: “è un’alternativa concreta, a livello globale è una tecnologia energetica che consente di ridurre in maniera significativa le riduzioni di emissioni di carbonio. Dobbiamo, dunque, lavorare per sviluppare questa tecnologia in maniera sicura e accessibile per gli usi civili. L’Italia ha perso molti treni compreso quello del nucleare, ma se vogliamo possiamo riprendere la corsa perché abbiamo competenze importanti a livello nazionale e perché siamo all’interno dell’Unione Europea”.

*Finanza pubblica/privata. Investimenti ed incentivi verdi come soluzione sostenibile* Non c’è dubbio che negli ultimi anni il livello d’investimenti in progetti legati alle Green Energies sia aumentato; Peter Coveliers, Vice-Direttore della Divisione Cambiamenti Climatici ed Ambiente della European Investment Bank e Franco Hauri, Vice-Presidente del Climate Change Capital Private Equity Fund (CPE) sono concordi nell’affermare che il trend continuerà ad essere positivo a patto che risulti chiara l’esigenza di garantire una certa attrattiva per gli investitori con possibilità di ritorni economici adeguati ai rischi di investimento, una semplicità grazie a regole comprensive, chiare dirette sempre più verso una diminuzione dei tempi burocratici per permessi e stabilità, ossia non apportare modifiche agli incentivi (feed in tariff) durante la vita di un progetto.

*Nuove tecnologie verdi e green business verde* La presenza di Alan Walker, Manager per lo Sviluppo delle tecnologie applicate al Business del NAREC e di Oscar Amerighi, Ricercatore presso l’Ufficio Studi dell’ENEA, ha dato modo di chiarire il ruolo degli istituti pubblici di ricerca, fondamentali per il ruolo cruciale di divulgatori delle conoscenze scientifiche e come attori principali del trasferimento delle tecnologie, grazie a partnership con grandi aziende private, dall’accademia al settore industriale e di conseguenza alla società. Importanti progetti sono stati presentati agli ospiti, in particolare il massiccio impegno britannico nell’eolico off-shore e quello prossimo italiano nel geotermico.

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