La Commissione Europea ha deferito ieri l’Italia, insieme a Cipro, Portogallo e Spagna, per non aver ancora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di PM10. Per Legambiente: “Un danno per la salute, una beffa per le nostre tasche”
(Rinnovabili.it) – Una giornata da dimenticare quella di ieri per l’Italia che in sole 24 ore ha ricevuto una sonora strigliata dalla Commissione Europea. Dopo il richiamo inviato al nostro Paese, insieme alla Spagna, per non aver applicato ancora integralmente le norme europee relative al “rendimento energetico degli edifici”:https://www.rinnovabili.it/lesecutivo-ue-bacchetta-litalia-sul-rendimento-energetico-degli-edifici595969 e un secondo intervento per il mancato rispetto delle normative comunitarie sul trattamento delle “acque reflue”:https://www.rinnovabili.it/acque-reflue-italia-ancora-una-volta-in-ritardo-sulle-decisioni-ue-403468 provenienti da vari comuni della provincia di Varese, un’altra cattiva notizia è arrivata nel pomeriggio sulla qualità dell’aria. L’esecutivo comunitario ha infatti deferito ieri alla Corte di Giustizia l’Italia, insieme a Cipro, Portogallo e Spagna, per non aver finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di PM10. Così come era accaduto per il richiamo sul trattamento delle acque reflue, il deferimento alla Corte è avvenuto su raccomandazione del commissario per l’ambiente Janez Potočnik.
La direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria impone infatti agli Stati membri di limitare l’esposizione dei cittadini alle microparticelle denominate PM10. La legislazione stabilisce valori limite per l’esposizione, cui gli Stati membri dovevano conformarsi entro il 2005, riguardanti sia la concentrazione annua (40 μg/m3), sia la concentrazione quotidiana (50 μg/m3) che non deve essere superata oltre 35 volte in un anno di solare. L’Italia è stata quindi deferita alla Corte perché, dall’entrata in vigore della normativa del 2005, i valori limite per il PM10 nel nostro paese non sono stati rispettati.
Tutti e quattro gli stati richiamati dall’esecutivo Ue hanno avanzato nel passato la richiesta di proroga che può esentare le singole nazioni dal rispettare l’obbligo dei limiti in materia di PM10 fino al giugno 2011, anche se questa esenzione è subordinata al rispetto di determinate condizioni. Lo Stato membro deve dimostrare di aver adottato misure per rispettare gli obblighi entro il termine prorogato e attuare un piano per la qualità dell’aria che preveda le misure di abbattimento pertinenti per ogni zona considerata per la qualità dell’aria. La Commissione ha, invece, ritenuto ieri che “le condizioni per concederla non siano state rispettate per diverse zone non in regola e per questa ragione ricorre alla Corte di giustizia europea contro tali Stati membri”.
La notizia è stata accolta con grande rammarico dal presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: “Nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni di Legambiente sull’emergenza polveri, il Governo italiano si è ben guardato dall’agire con un piano nazionale di interventi concreti. Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio”.