(Rinnovabili.it) – Il Giappone mancava ancora all’appello sulla proposta di riduzione di gas serra eppure il programma governativo che il primo ministro Taro Aso annunciato questa mattina a Tokyo sembra essere ben lontano dal coraggio chiesto in questi giorni da Ivo De Boer, segretario olandese dell’UNFCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) alle nazioni “ritardatarie”.
Come già annunciato dall’agenzia Kyodo, il Paese del Sol Levante intende mettere sul tavolo un taglio delle emissioni climalteranti per l’anno 2020 pari al 15% rispetto ai livelli del 2005, che si tradurrebbe in un calo del solo 8% se rapportato ai valori del 1990, il parametro di riferimento utilizzato nei negoziati delle Nazioni Unite. Il politico nipponico avrebbe così alzato di un punto percentuale il livello inizialmente previsto del 14%, probabilmente anche in seguito dei ripetuti appelli del ministro all’Ambiente Tetsuo Saito, attivo sostenitore di una politica di riduzione più aggressiva: meno 20-22% di CO2 e degli altri gas serra in riferimento ai valori del 2005.
Ma per gli ambientalisti l’obiettivo del quinto emettitore mondiale di gas serra è decisamente al di sotto delle aspettative: “Il Governo risponde all’industria, non alla scienza”, ha detto Kimiko Hirata di Kiko Network, parte di un’alleanza di gruppi verdi denominata Climate Action Network (CAN), affermando che le società giapponesi hanno fatto pressione su Tokyo affinché ‘rasentasse’ impegni più profondi. Intanto il tempo dei negoziati si accorcia ulteriormente e le attese si riversano tutte sulla Russia che ancora tentenna nell’annunciare i propri obiettivi di riduzione.