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Gestione risorsa idrica. Vendola e Amati si confrontano con esperienza parigina

“L’acqua è un pezzo della politica e della cultura del futuro e per questo ci piace l’idea di lavorare ad un gemellaggio ideale con l’Acquedotto di Parigi, ad un percorso cioè di scambio, di conoscenza, di informazioni e di buone pratiche. Noi vorremmo che il tema dell’acqua incrociasse il tema dell’energia così come anche il tema dei rifiuti. L’acqua, i rifiuti e l’energia sono gli ingredienti fondamentali di quella cultura moderna che non può che essere cultura della sostenibilità e della democrazia. Su questa base per noi l’esperienza di Parigi e il governo della municipalità sono davvero un buon esempio”. Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola incontrando questa mattina Anne Le Strat, vice sindaco di Parigi con delega ai servizi idrici, nell’ambito di una giornata di lavori, organizzata dall’Acquedotto pugliese, dedicata all’acqua e ad uno scambio di best practice.

“Siamo felici di essere tornati al pubblico dopo 25 anni di gestione privata dell’acqua” ha detto in apertura la vice sindaco di Parigi Anne Le Strat sottolineando la “condivisione di pensiero” con il presidente Vendola sulla “gestione pubblica dell’acqua quale modo migliore per gestirla” (dal 1 gennaio 2010 il Comune di Parigi ha ripubblicizzato l’acquedotto comunale trasformando Eau de Paris in una azienda municipalizzata di diritto pubblico ed assumendo la gestione diretta del servizio idrico).
“È un piacere averla qua con noi anche perché l’esperienza di Parigi di una marcia indietro che noi consideriamo una marcia in avanti dopo 25 anni di privatizzazione dell’acqua della capitale – ha continuato Vendola – è una esperienza che spinge la politica a confrontarsi con il principio di realtà. Il dibattito sull’acqua è stato segnato dalle febbri ideologiche che per trent’anni hanno teso a demonizzare il pubblico e a rappresentarlo come il luogo dello sperpero per antonomasia. Eppure negli acquedotti privatizzati abbiamo assistito sempre ad un decadimento della qualità del servizi resi ai cittadini ed un innalzamento dei fattori di opacità. Oggi noi sappiamo che sull’acqua bene comune ci sono oggi lotte e movimenti che coinvolgono l’intero mappamondo. Ci sentiamo molto vicini a quelle battaglie che hanno rappresentato l’avanguardia della lotta per l’acqua bene comune e che hanno visto pezzi di America latina, primo fra tutti la Bolivia, insorgere contro i processi di privatizzazione”. Vendola ha poi parlato dei “problemi epocali” con i quali la gestione del ciclo dell’acqua oggi deve fare i conti e confrontarsi, e cioè la siccità da una parte e le inondazioni dall’altra. “Si tratta – ha sottolineato il presidente – degli effetti dei processi di desertificazione e di mutazione climatica che rappresentano il contesto all’interno del quale dobbiamo ridefinire i parametri della nostra politica dell’acqua. Noi siamo in un paese leggero e di facili costumi che ha ingaggiato sull’acqua una vera e propria battaglia, ma c’è qualcuno che non vuole che si svolga questa battaglia”. Il riferimento è naturalmente al referendum del 12 giugno che ha, tra i tre quesiti, quello sul “rifiuto del decreto Ronchi che impone in maniera selvaggia processi di privatizzazione dell’acqua con argomenti truffaldini”. Sono state raccolte un milione e mezzo di firme, oltre tre volte il numero sufficiente per avere diritto al referendum “eppure – ha detto Vendola – quel giorno mette paura alla grande lobby dei privatizzatori e anche al governo nazionale che insieme hanno deciso di provare a manipolare le norme e hanno deciso di impedire al popolo italiano di esprimersi sul referendum. Per questo, la sua visita, madame Le Strat, è la visita di portatore di buon senso e di realismo. L’esperienza di Parigi è avvenuta per ribaltare l’esperienza negativa della privatizzazione”.

Vendola ha quindi accennato alla situazione nella quale versava l’Acquedotto pugliese sei anni fa “un acquedotto agonizzante”, quando non esisteva il telecontrollo e si era al “30esimo anno di dibattito sulla necessità di far partire un appalto sulle ricerche delle perdite su una rete di migliaia e migliaia di chilometri”. Oggi invece Aqp “è un’azienda presa a modello dalle principali riviste economiche e di settore perché è un’azienda pubblica che ha saputo risanare e rilanciare la propria immagine”. Vendola ha infine sottolineato la volontà di completare il processo di ripubblicizzazione dell’Aqp, “un’azienda oggi regolata da un consiglio di amministrazione che risponde ad una società per azioni, un’azienda pubblica quindi con regole di diritto privato sulla quale però noi vogliamo completare il processo di ripubblicizzazione”.
Per il presidente Vendola, la battaglia sull’acqua è “una battaglia particolarmente importante perché ha un risvolto politico generale legato all’appuntamento referendario” e anche perché ha un respiro assolutamente più ampio ed europeo essendo il presidente relatore, nel comitato delle regioni d’Europa, di un parere di prospettiva proprio su un modello di governance della risorsa idrica.
Alla conferenza stampa ha partecipato anche l’assessore alle Opere pubbliche e protezione civile Fabiano Amati che ha sottolineato l’orgoglio con il quale “oggi al grido ‘ho sete’ dei pugliesi possiamo rispondere fornendo acqua”.
“Per la prima volta nella storia, Acquedotto pugliese – ha continuato Amati – chiude i bilanci registrando utili milionari, che non saranno spartiti tra soci ma reinvestiti in opere di miglioramento del servizio idrico integrato. Oggi siamo in grado di dire e dimostrare al mondo che la gestione pubblica del servizio idrico integrato significa efficienza e che dire che il pubblico è inefficienza, è un totem dettato da mero provincialismo. La visita della vice Sindaco di Parigi – ha proseguito l’assessore – arriva in un momento storico importante in cui la Puglia sta combattendo una battaglia di civiltà, resistendo ad una normativa nazionale che obbliga dai prossimi anni ad attenersi ad una gestione privata del servizio idrico integrato. Si tratta di una battaglia che stiamo in questo momento portando in Consiglio regionale con l’appoggio di tutto lo schieramento politico di centro sinistra. In Puglia la gestione del servizio idrico integrato è gestito da Acquedotto pugliese, detenuto in termini di proprietà dalla Regione Puglia, che ha ottenuto risultati eccellenti, chiudendo i bilanci vantando utili elevati che saranno utilizzati per il miglioramento dell’intero sistema di gestione del servizio. In Puglia questa modalità – ha concluso Amati – assume un significato maggiore poiché terra povera d’acqua, che vanta una complessa opera ingegneristica come l’acquedotto pugliese, che, come il Sindaco di Caposele (dove prendiamo acqua) nel 1920 disse, non è conosciuta ed apprezzata nel mondo solo perché non si trova nel nord Italia”.

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