Si tratta del primo impianto sperimentale con una potenza di circa 30 MW. E’ in pratica una mini centrale con la capacità di sotterrare fino a 60.000 tonnellate di biossido di carbonio a più di 600 metri all’interno di rocce porose e che può procedere allo stoccaggio delle proprie emissioni, dopo una compressione rispetto al volume naturale, in appositi cilindri, al ritmo di circa nove tonnellate l’ora.
Questa mini centrale si chiama “CO2SINK” e, se l’esperimento fosse positivo, entro il 2015 si varerà un impianto da 250-350 MW e poi verso il 2020 si potrebbero applicare i risultati alle centrali di normali dimensioni.
CO2SINK è un progetto con un budget di 35 milioni di euro cui partecipano la Commissione europea, il governo tedesco, imprese private, ma anche altre otto nazioni europee insieme, per un totale di 18 partner provenienti da nove paesi di tutto il mondo. Ad esempio il “Research Centre for Geosciences”, vi partecipa per poter monitorare intensamente e continuamente i pozzi di raccolta della CO2. Si è tenuto a specificare che questa sarà la prima iniezione sotterranea di CO2 in profondità a contatto con acqua salata e rocce porose. E infatti questo impianto costituisce un laboratorio unico in tutto il mondo, e dovrebbe essere in grado di esaminare in dettaglio lo stoccaggio sotterraneo della CO2 nel sottosuolo e l’interazione di questo con la biosfera. Gli scienziati sperano che questa tecnologia possa contribuire a ridurre le emissioni della CO2 nell’aria, ma per ora esprimono solo un cauto ottimismo. I dubbi ci sono, soprattutto per la sicurezza dello stoccaggio della CO2, in merito alle conseguenze, oltre al fatto che sarebbe necessario il 20% in più di energia per produrre la stessa quantità di energia le cui emissioni devono essere stoccate nel sottosuolo.
Il progetto per il futuro dell’Unione Europea, se questa tecnologia si rivelerà adeguata, sarebbe quella di realizzare 10-12 centrali dimostrative su larga scala entro i prossimi anni; ma per ora non c’è nemmeno in progetto un solo altro impianto, perchè non ci sono fondi adeguati. Anche l’Italia è tra i Paesi in cui avviare la tecnologia di cattura e stoccaggio della anidride carbonica, in un sito da individuare tra la centrale di Civitavecchia e Porto Tolle, entrambe di Enel.