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Geotermia in Toscana, la sostenibilità nell’Amiata

Un monitoraggio di aria, acqua, suolo e fluidi geotermici nella Val di Cecina, nell’alta Valdelsa, nelle colline metallifere, ma soprattutto nella zona dell’Amiata senese e grossetana: è ciò che stanno conducendo l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Toscana e, per l’Amiata, l’Agenzia regionale di sanità e l’Università di Siena, su incarico della Regione Toscana. I metodi e gli obiettivi delle tre indagini sono stati presentati oggi pomeriggio ad Arcidosso (Gr) nel corso del convegno “La geotermia sull’Amiata tra sostenibilità e garanzie”, organizzato dalla Regione. Il primo studio e’ la ricerca dell’Arpat, la più ampia dal punto di vista territoriale, perchè riguarda 21 delle 31 centrali geotermiche attive in Toscana, tra le quali tutte quelle situate nella provincia di Grosseto, 6 su 9 nella provincia di Siena e 10 su 14 in quella di Pisa. Un impegno che nel 2006 ha comportato 224 campioni, 846 misure chimiche e il monitoraggio di 81 parametri fisici. Dall’imponente lavoro non sono emersi superamenti dei limiti di legge sia per ciò che riguarda il mercurio che l’acido solfidrico e in particolare l’efficienza dei quattro impianti di abbattimento (Amis) monitorati è risultata buona per il mercurio e molto buona per l’acido solfidrico. La ricerca dell’Agenzia regionale di sanità sta studiando, invece, con un approccio multidisciplinare, gli effetti della geotermia sulla salute delle popolazioni dei 16 comuni della zona amiatina correlando alcuni indicatori con i livelli di salute. La ricerca è in una fase di pre-screening, dalla quale non stanno emergendo dati allarmanti. Infine, lo studio dell’Università di Siena, iniziato alla fine del dicembre scorso, riguarda i rischi di inquinamento di aria, acqua e suolo sull’Amiata. L’incarico che i ricercatori dell’Università hanno ricevuto dalla Regione prevede anche che siano indicate le eventuali limitazioni all’attività geotermica fino se necessario all’opzione zero, cioè alla chiusura totale degli impianti. Lo studio si basa su 4 tipi di indagine: geostrutturale, idrogeologica, geochimica ambientale e ecotossicologica. L’analisi della dispersione delle sostanze contaminanti sarà condotta sul suolo e sulla vegetazione.