La recente criticità innescata dalla ‘questione gas’ tra Russia e Ucraina ha chiaramente evidenziato nel vecchio continente una situazione molto vulnerabile. La ricerca di alternative possibili che riducano la dipendenza dall’importazione è una questione molto sentita, soprattutto a livello dei paesi dell’Est Europa e secondo alcuni di esperti, una soluzione nel medio termine potrebbe essere rappresentata, per alcune di queste zone, dalla geotermia. Dopo l’Italia e l’Islanda, l’Ungheria è tra i paesi europei con il miglior potenziale geotermico, in quanto nell’area la crosta terrestre è significativamente più sottile che altrove. Un potenziale che ora potrebbe andare incontro ad una fase di investimenti. La società CEGE, di proprietà dell’Ungherese MOL e della Green Rock International of Australia, prevede di avviare una serie di progetti finalizzati all’esplorazione, produzione e vendita di energia geotermica, utilizzando i circa 8.000 pozzi abbandonati per estrarre acqua termale con una temperatura di almeno 110-120 °C. A disporre di un buon potenziale sarebbero anche la Polonia e la Bulgaria, quest’ultima – secondo l’Accademia Bulgara delle Scienze – con almeno 160 località con sorgenti geotermiche ancora inutilizzate, nonostante siano già presenti piccole iniziate a livello locale che hanno fatto la differenza.
E se da un lato i paesi dell’Europa dell’Est iniziano a guardare con interesse a conoscenze già assimilate, nuova è la scoperta per Roma di un acquifero sotterraneo (ampio in media 1 chilometro) che scorre ad una profondità tra i 30 e 60 metri parallelamente al Tevere e che potrebbe divenire una nuova fonte di energia per il riscaldamento delle case capitoline. La notizia arriva da Franco Barberi, vulcanologo e geologo, professore di Geochimica all’università Roma Tre e già responsabile dell’Agenzia Protezione Civile che spiega come questo ‘fiume segreto’, con acque a temperature tra i 18 e 21 °C, nonostante non si presti allo sfruttamento ai fini della produzione elettrica, assuma una rilevanza focale prendendo in considerazione l´utilizzo delle basse entalpie geotermiche. “Questa temperatura è ideale -spiega Barberi, – è perfetta per usi termici”. Il fluido grazie a pompe di calore, può cedere il suo contenuto termico, provvedendo sia al riscaldamento invernale che al raffrescamento estivo. “Insomma la risorsa è gigantesca”. Il prossimo passo secondo il professore sarà ora attendere partner industriali con cui sviluppare alcuni prototipi di impianto, valutarne funzionamento e rendimento e un domani prossimo, magari, ridisegnare il volto energetico della capitale.